Sui giovani si dice di tutto, e generalmente il tutto è quasi completamente sbagliato. Una sola cosa è da ammettere: seguiamo l'istinto prima di ragionare. Magari poi si cambia, ma è la nostra forza. Per cui, anziché disquisire in termini e modi da politologi, stavolta si va di fiuto.
Quello sparuto numero di lettori che ci segue (tra cui sappiamo c'è qualcuno che ora sta festeggiando, ma fa niente), si dev'essere reso conto che era un po' che non aggiornavo il blog. Da agosto.
Dev'essersene accorto il nostro presidente, che qualche settimana fa ha vergato un pezzo sulla crisi e gli indignados quando le violenze di Roma erano ancora calde.
C'è un motivo, se questo blog non lo aggiornavo: la sfiducia nella politica era diventata qualcosa di più di un semplice serpeggiare. C'era disillusione, che poi nemmeno era disillusione. Era quella cosa che ti faceva cadere le braccia quando seguivi i notiziari, e non sapevi se ridere o piangere di battutine, piagnistei e teatrini. Ma le lacrime le ricacciavi indietro comunque, perché quelle battutine, quei piagnistei e quei teatrini ammazzavano la tua voglia di fare politica; quella voglia che hai dovuto e voluto difendere sempre, anche quando per questo ti attaccavano (e quegli attacchi ti caricavano, anche).
Colpa di Berlusconi? In parte, ma non solo.
Che il Presidente del Consiglio fosse diventato non solo inefficiente ma anche inadeguato era evidente a tutti. Anzi, per noi era proprio "scoppiato" nell'ultimo periodo. Tuttavia, guardarsi intorno causava altro sconforto: nessuna opposizione, marasma nel PdL - ma non solo nel PdL -, arrivismo e protagonismo, quando non disfattismo a volte, era causa di altri mal di pancia.
Oggi si è dimesso. Ancora non so quanto esserne felice o quantomeno sollevato e quanto invece essere nostalgico nel pensare che colui che ha significato per i giovani la politica in tutta la loro vita abbia concluso il suo ciclo. Sono sentimenti contrastanti, probabilmente ci sono entrambi e si compensano, come si compensano la paura e la rabbia con la speranza e la voglia di costruire (dettate da due avvenimenti specifici: il gesto dell'ombrello di Di Pietro, che ci dimostra come la politica - ma soprattutto l'antipolitica - non cambi mai e le parole di Gianni Letta, che ha deciso di farsi da parte per fare largo ai giovani).
Negli ultimi giorni dell'esecutivo, lo sbandamento e il frazionamento del PdL erano tali da far pensare ai moderati di centro-destra di non avere alcuna rappresentanza in Parlamento. L'ho pensato anch'io.
Ora però Berlusconi si è dimesso, e i sentimenti sono contrastanti. C'è paura, inquietudine, insicurezza. Il tutto è la somma algebrica della distruzione del porto sicuro che Berlusconi, come collante del PdL, rappresentava. Ma la stessa distruzione dei porti sicuri ha risvegliato in noi la voglia di partecipare, di esserci, di essere protagonisti del nostro destino.
Non so che ne sarà del PdL, della Giovane Italia e di tutti i loro mondi collegati. Sicuramente la loro anima continuerà ad esistere: si tratta solo di azzeccare la forma. Probabilmente non è nemmeno ancora tempo per parlarne: chiedo venia.
Ad ogni modo siamo pronti; di nuovo.
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