Dire che al momento siamo in una situazione di crisi economica, politica e soprattutto sociale ormai è un dato di fatto. L'uso è l'abuso del termine crisi però dà a tutti i costi una spiegazione semplice a quello che sta succedendo intorno a noi, esibendo solo la connotazione negativa del termine.
Crisi (dal greco κρίσις, scelta) è, secondo Wikipedia, un cambiamento traumatico o stressante per un individuo, oppure una situazione sociale instabile e pericolosa.
E i cambiamenti ci sono eccome! nella nostra economia, nel nostro modo di vivere, nei rapporti con le persone...
Il mondo è veramente diverso rispetto a quello che potevamo vedere qualche anno fa e per troppo tempo si è voluto far finta di niente e continuare per chissà quanto tempo con questa crescita incontrollata e virtualmente infinita.
Una crescita finta però, data dall'economia finanziaria e non da quella reale... i beni materiali, il lavoro dell'uomo, la terra, le nostre case, sono passati velocemente in secondo piano privilegiando di più un'economia di pochi potenti che in un giorno sono in grado di creare (o di ditruggere) miliardi e miliardi di euro.
Aggiungiamo inoltre l'utilizzo indiscriminato del debito pubblico degli ultimi Governi della Prima Repubblica ha creato un ulteriore benessere (ma sempre finto!) nelle mani dei nostri genitori, senza però considerare che prima o poi ci sarebbe stata una generazione che avrebbe dovuto pagare tutti questi eccessi. Ce lo ripetono da tempo, dobbiamo mettercelo in testa: saremo la prima generazione che starà peggio di quella precedente!
E la globalizzazione? Questa favola secondo cui aprire indiscriminatamente le barriere economiche e culturali avrebbe portato ad un aumento generale del benessere in tutto il mondo. Peccato che si è valutato sempre e solo il fattore economico e non si è mai ragionato in altri termini. Ci stiamo chiedendo perchè la Cina e l'India stanno invadendo il nostro mercato? I loro prodotti sono veramente migliori dei nostri? Ovviamente no, ma il problema è uno solo: al di fuori dell'Europa e degli USA gli altri Stati giocano sporco, non hanno le nostre regole contrattuali, i nostri diritti sindacali, i diritti FONDAMENTALI per una società che possa definirsi moderna.
Stiamo giocando una partita contro di loro, ma noi siamo stretti da una morsa di migliaia di leggi e loro invece possono decidere liberamente di fregarsene del rispetto della dignità dell'uomo.
E allora questo non è più possibile: o si gioca tutti alle stesse condizioni (che ovviamente non vuol dire tornare al loro "medioevo" socioeconomico ma deve essere uno sforzo fatto da parte loro) oppure si smette di confrontarsi con questi Stati.
E le decisioni le possono prendere solo le istituzioni che hanno il potere economico e politico.
La politica (e lo Stato stesso) è nata per diminuire e risolvere i contrasti sociali e creare delle comunità armoniose, a volte andando in contrasto con chi detiene il potere reale, cioè i più ricchi.
Ma se la politica dorme, come sta accadendo oggi, ecco che i poteri forti tornano a mettere le mani sui nostri risparmi e sulla nostra vita.
In un momento dove servirebbe un ritorno ai valori più veri (il lavoro materiale, la famiglia, le comunità umane, i rapporti con le persone, il merito) si assiste invece a scene di immobilismo da parte del nostro Governo, che quando si sforza di creare qualche manovra per aiutare l'economia reale e la crescita spesso crea più danni di prima. Scelte non dettate da una politica lungimirante ma fatte in fretta e furia solamente perchè non era state rispettate prima le promesse elettorali.
E infatti, come dipinse Goya, "Il sonno della ragione genera mostri": siamo stati troppo tempo addormentati e ci siamo svegliati bruscamente troppo tardi per poter risolvere le cose.
Il centrodestra, dal '94, si proponeva come novità rispetto al marciume prima presente nelle istituzioni: è dal '94 che si parla di rivoluzione liberale, meno tasse per tutti, riforma della giustizia, della scuola, della pubblica amminstrazione.
Ammettendo che comunque qualcosa è stato fatto, però non possiamo continuare ad ascoltare ancora a lungo gli stessi proclami che vengono fatti ormai da 15 anni.
Tutti questi fatti fanno perdere la voglia di continuare per chi come me fa già politica attiva, azzera completamente la possibilità che qualche nuovo ragazzo si avvicini al nostro mondo e, soprattutto, fa crescere il movimento di protesta: i girotondi, il popolo viola e adesso gli Indignati.
Tralasciando il problema black bloc cerco di analizzare il fatto sociale che diversi gruppi di persone vadano a manifestare incazzati non verso il Governo ma verso tutto il sistema: non è un fatto da bollare come "I soliti comunisti che vanno in piazza a far casino invece che andare a lavorare" ma richiede molta più attenzione. E, cogliendo le loro motivazioni di fondo che li spingono a muoversi in quella maniera, non posso che capirli e condividere il loro disagio.
C'è ancora una cosa però che non mi ha fatto stracciare la tessera, mollare la politica e tornare a non avere problemi e responsabilità come fanno molti miei coetanei: la SPERANZA.
La speranza di cambiare, di qualcosa di nuovo, di costruirsi un futuro migliore: la vedo ancora negli occhi di molti miei coetanei; la ascolto nelle parole di chi, più grande di me, mi sta vicino e cerca di darmi motivazioni; la sento in ogni cosa che faccio e che credo che sia giusta fare perchè mi ritengo ancora un "puro" (e vorrei rimanerlo per sempre)
Se si perde la speranza non si ha più niente, se si perde la possibilità di avere sempre qualcosa di meglio abbiamo perso il futuro diventeremo schiavi di un mondo che non è nostro e subiremo le scelte di altri che saranno stati più furbi di noi.
C'è tanto marcio nel nostro mondo: ma per quanto schifo possa fare questo momento vedo ancora una piccola luce e vedo ancora che c'è qualcuno che ci crede sul serio: qualcuno che continua a ragionare col cuore e non con il portafoglio.
Per questo non posso abbandonare tutto e per questo, dopo la meritata pausa estiva, bisogna tornare a rimboccarsi le maniche e a lavorare. Non per chi ci governa, che adesso deve veramente dimostrare di potersi riguadagnare la nostra fiducia ma per i ragazzi che verranno dopo di noi e per il nostro territorio, che non dobbiamo abbandonare (in cerca di chissà quali fortune estere) ma modellare e sviluppare in base al mondo che vorremo lasciare ai nostri figli.
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