venerdì 31 dicembre 2010

Un augurio e un appuntamento




Siamo giunti agli sgoccioli di questa giornata, che è l'ultima del 2010 e di questo decennio. Per questo, è un piacevole obbligo fare a tutti gli auguri di un buon anno.
Per iniziare bene il nuovo anno poi, non c'è occasione migliore che cenare tutti insieme con tanta polenta. Quindi, l'appuntamento è per l'8 gennaio, dalle ore 18, nel campetto dell'Abbazia di Poggio Renatico.
Ci congediamo così, almeno per quest'anno e almeno fino alla fine delle feste, augurandovi ancora buon anno e aspettandovi numerosi alla "polentata".

- Il Popolo della Libertà e la Giovane Italia di Poggio Renatico

mercoledì 22 dicembre 2010

Una protesta a favore

In occasione dell'approvazione (in programma in queste ore) al Senato della Riforma Gelmini, i militanti ferraresi di Azione Universitaria e Giovane Italia hanno organizzato una manifestazione goliardica per sostenere il DdL.
Questa manifestazione ha previsto l'occupazione simbolica dello scalone del Comune di Ferrara prima, e dell'ingresso del rettorato poi. Equipaggiati con megafoni, bandiere e volantini, recanti lo slogan "Il nostro regalo: la riforma del merito! Approvazione della riforma dell'università, buon Natale a tutti gli studenti, hanno aspettato l'arrivo di Babbo Natale che ha portato in dono al Rettore e al Sindaco un pacco contenente l'agognata riforma.
In questa occasione gli studenti di destra hanno voluto sottolineare come sia possibile organizzare una manifestazione, provocatoria ed efficace senza bisogno di mettere a ferro e fuoco una città o scontrandosi con le forze dell'ordine.
Con questo regalo alle autorità è stata richiesta una maggiore condivisione della Riforma, entrando nel merito del provvedimento, senza arroccarsi su posizioni ostruzionistiche di chiaro stampo politico.

mercoledì 15 dicembre 2010

Criminali romani: cronaca di una giornata convulsa

La giornata sarà convulsa, e lo si capisce già dal mattino, quando a Roma si presentano una serie di cortei differenti, tutti pronti a protestare contro qualcosa. Si va dalle carriole aquilane agli ecologisti di Terzigno, dagli studenti anti riforma agli operai antigovernativi.
Così, il tutto va avanti in un clima di tensione generale, almeno fino alle dieci e mezza. Poi, iniziano ad esplodere le bombe carta.
Almeno tre nei pressi di Palazzo Grazioli, qualche scontro isolato, ma niente di più.
La rivolta (retrodatata al 1977), scoppia però alle 13:30 circa, quando si sparge la voce che per tre voti il governo avrebbe mantenuto la fiducia anche alla Camera. In strada si precipitano altri studenti, accompagnati da coetanei dei centri sociali e preceduti dai fumogeni.
Via del Corso, Piazza del Popolo, Via delle Botteghe Oscure e il Pincio diventano dei campi di battaglia. La guerra impropria si combatte con sassi, fumogeni e lacrimogeni, bombe carta, incendi e assalti a sorpresa.
Le strade di accesso ai palazzi del potere sono bloccate da blindati delle forze dell'ordine, i quali prontamente vengono dati alle fiamme dagli "studenti". Sembra di essere a Kabul, non a Roma.
Gli scontri non sono ancora finiti che dall'Italia dei facinorosi arrivano piogge di complimenti. Quei pochi che condannano le gesta violente di idioti in branco viene etichettato come "di destra", come se bisognasse avere una fede politica per condannare la violenza.
Nelle altre città, altri violenti, rinfrancati dalle dirette da Roma, tentano il tutto per tutto: a Milano in mattinata viene assaltata la Borsa al grido di "affaristi, mafiosi", a Bologna alcuni universitari si siedono per strada, a Firenze viene occupato il rettorato.
A fine giornata, in nome di una fede politica, si conteranno oltre trecento auto danneggiate, decine di vetrine distrutte, bancomat e cassonetti dati alle fiamme, oltre a 123 feriti.
Per tutto ciò sono state fermate 41 persone e arrestate 27.
A caos calmo, alcuni dei collettivi difendono gli "studenti":
Avrebbero dovuto fare di più contro questo governo, e poi quelli non sono studenti, ma teppisti

Ora, o vi sono migliaia di teppisti organizzati e pronti all'uso oppure non si spiega come mai quasi ogni agente sia stato pestato singolarmente da un pluralità di persone dotate di casco e manganello.
Sta suscitando clamore una foto, ripresa in tutti i giornali, che ritrae un finanziere a terra, circondato da manifestanti malintenzionati, colpevole solo di aver tirato fuori la sua pistola d'ordinanza, per evitarne il furto. Senza sparare.
Certo è che se i dimostranti avrebbero dovuto fare più danni, mettendo a repentaglio l'incolumità pubblica, allora il finanziere avrebbe dovuto sparare.





giovedì 9 dicembre 2010

Due (semplici) riflessioni sull'autogestione dell'Ariosto

Oggi e domani, al Liceo Ariosto di Ferrara (che quest'anno compie anche 150 anni dalla fondazione) è autogestito dagli studenti.
Il motivo dell'autogestione (che di fatto è un'occupazione autorizzata) è chiaro come il sole: protesta contro la Riforma Gelmini. Del resto, è sempre lo stesso.
Gli studenti che in questi momenti sono presenti nell'istituto (dal quale sto scrivendo) sono tanti. Ne ho stimati intorno ai 400 intorno alle 15. Ovviamente, con il passare delle ore, calano sempre di più.
Il programma dell'autogestione è semplice quanto efficace: gli studenti hanno a disposizione le aule, nelle quali gli stessi spiegano argomenti, non per forza scolastici, che gli stanno a cuore.
Fin qui, tutto normale: un'autogestione organizzata bene, da studenti responsabili, tanto che il servizio d'ordine è inverosimilmente efficiente e gli studenti stessi sono organizzati in turni per le pulizie. Una catena di montaggio.
Poi, ovviamente, il punto dolente è sempre quello: "cattivi maestri" tentano di spiegare la Riforma. Ovviamente, però, lo fanno in modo fazioso, portando le ideologie all'estremizzazione, senza dire nulla di più che "la Riforma taglia i fondi", "la Riforma distrugge la scuola", e perfino "la Riforma ci rende tutti ignoranti, in modo da instaurare un regime dittatoriale". Giuro di non aver edulcolorato.
Questi studenti e professori che si divertono a mistificare la realtà sono i veri irresponsabili. I giornalisti che affermano di provare dispiacere verso gli studenti degli anni passati perché essi non hanno avuto la possibilità di protestare (editoriale su "La Nuova Ferrara", firmato da Diego Marani, 9 dicembre 2010) sono i veri irresponsabili.
Ecco perché, rispetto a quello che leggete e leggerete sui giornali nei prossimi giorni, è necessario fare un distinguo.
Un plauso quindi agli studenti, che di loro iniziativa si sono dimostrati responsabili, organizzati in modo efficiente, ed hanno impregnato di cultura questa giornata.
Pollice verso invece, verso chi omette, edulcora e cambia la verità sulla Riforma, facendo disinformazione mascherata da informazione libera, ed estremizzando le posizioni. Questo politicizza la scuola, ed è inaccettabile.

Location:Corso Ercole I D'Este,Ferrara,Italia

mercoledì 8 dicembre 2010

Conflitto (d'interessi) democratico

Durante l'ultimo consiglio comunale (illustrato dal consigliere Andrea Bergami qui), si è discusso anche del bliancio di previsione dell'anno 2010.
Dopo lo spiegone di Poppi, che illustra con la puntigliosità necessaria tutti i movimenti, si passa alla discussione.
Interviene Garuti, di Uniti per Poggio, il quale, notando che non ci sono cifre importanti movimentate e che le entrate sono diminuite, definisce il bilancio "un po' misero".
Sani gli ricorda che definire "misero" un bilancio composto dai soldi dei cittadini è alquanto improprio, poi dà brio al consiglio comunale così:
Vediamo un quindici percento in più in fondi per associazioni culturali e sportive. Ho chiesto una verifica e balza all'occhio un contributo abbastanza generoso ad alcune società sportive: evidentemente hanno all'interno dell'amministrazione qualche amico. In seconda battuta ritengo che le celebrazioni del 25 aprile debbano essere a carico del Comune, non dell'Anpi, che di fatto è un'associazione politica, anche se politica non è, la quale poi chiederà soldi al Comune.
Senza nemmeno dare a Sani la possibilità di finire l'intervento, s'intromette Bergami (l'altro, il vicesindaco) che, sgranando gli occhi infervorato, tenta un azzardato "L'Anpi (l'associazione dei partigiani, ndr) non è un'associazione politica: difende la libertà, che è un valore di tutti", che aumenta la dose di patriottismo nei democratici per tutta la sera.

Dopo l'interruzione, Sani riprende:
E ritengo che anche l'Udi non debba ricevere soldi [Elettra Garuti, Pd, sobbalza sulla sedia] dal Comune. Diciamo tanto delle spese della politica e poi sprechiamo soldi.
Il motivo dell'intervento è chiaro: nessuno, nè Azione Giovani, nè il PdL, ha mai chiesto fondi per una qualsiasi delle sue attività, anche se non politica, e anzi, il 100% delle entrate proviene dall'autofinanziamento.
La differenza non viene però colta da Elettra Garuti (molto attiva nell'Udi ferrarese, tanto da essere, ipso facto, una dirigente del movimento), la quale sobbalza, sgrana gli occhi e poi va alla ricerca mentale di tutti gli insulti  politically correct che conosce. Poi, in zona cesarini, cambia idea e imposta fin dal principio il discorso sui meriti dell'associazione:
Credo anzi che l'Udi in questo modo faccia risparmiare soldi all'amministrazione, organizzando trasporti per donne che devono andare a far visite negli ospedali, vendendo le mimose l'8 marzo e facendo tutte le attività che facciamo. Se dovesse organizzare queste cose il Comune, spenderebbe molto di più
A quel punto si scatena un battibecco, che, dopo il "Inviterò tutti i miei conoscenti a chiedere soldi al Comune", viene sedato dal Sindaco, che dà ragione alla sua discepola ricordando che "i bilanci ci mettono in difficoltà anche solo nel pagare le corone di fiori da utilizzare nelle cerimonie".

Tra i nodi che vengono poi al pettine, è degno di nota il fatto che fondi in quantità industriale sono stati iniettati nella GS Gallo, la quale è presieduta dall'assessore Ravolini.
In questo caso, non vi è nemmeno bisogno degli amici invocati da Sani: basta trattare con se stessi. Il conflitto d'interessi viaggia a cuor leggero.

mercoledì 1 dicembre 2010

Disfattismo criminale

Erano anni che non si vedeva una giornata così calda (anzi, rovente) sul fronte della scuola.
Manifestazioni in tutta Italia (due solo a Ferrara), con svariate stazione bloccate, incalcolabili scuole pubbliche occupate, molteplici autostrade intasate. Mai si era osato tanto.
Tutto per una riforma, tutto in 24 ore.
Gli studenti, o meglio, la parte di loro che si autodefinisce "antifascista" e che in nome di un antifascismo ribelle dà il peggio di sè,  ha dato vita, a Roma, a due cortei separati che si davano manforte a vicenda.
I nemici? Le forze dell'ordine, le quali si sono viste quasi ribaltare un cellulare e hanno dovuto rispondere al tentato sfondamento con una carica, salvo poi essere chiamati fascisti e anti-democratici. Anche loro.
La situazione apocalittica che ha tenuto impegnato in tutta Italia i poliziotti è questa, come riportato dal Corriere della Sera:
Brescia ci sono stati tafferugli tra studenti e forze dell'ordine in piazza della Loggia dove i manifestanti hanno cercato di entrare nel palazzo comunale: dai ragazzi sono partiti lanci di bottiglie contro gli agenti che, a loro volta, hanno fatto ricorso al manganello. Un giovane è stato fermato. A Pisa un corteo di circa cinquemila studenti ha bloccato nel tardo pomeriggio il casello di ingresso sulla A12. Il blocco è durato trenta minuti circa e il tratto compreso tra Pisa centro e Livorno è stato chiuso al traffico in entrambi sensi di marcia. A Palermo il coordinamento «Studenti Medi» e gli universitari di Lettere e Filosofia e Scienze ha «occupato» simbolicamente la Cattedrale. A Napoli il corteo è stato preceduto da uno striscione dedicato a Mario Monicelli, morto suicida lunedì sera: «Caro Mario, la faremo 'sta rivoluzione», è stato scritto dai manifestanti. I quali, durante il corteo, hanno gettato sacchetti di immondizia davanti all'ingresso della Provincia e a quello della Regione. A Venezia gli studenti hanno assediato la stazione ferroviaria con forti ripercussioni sul traffico ferroviario. A Bari la protesta è andata in scena al teatro Petruzzelli dove una delegazione ha effettuato una occupazione simbolica esponendo da un balcone uno striscione con la scritta «Gelmini cala il sipario». A Bologna la protesta è arrivata a bloccare il tratto urbano della A14, dove però il traffico era stato precedentemente deviato dalla polizia stradale.
Nessuno si scandalizzi poi, se qualcuno si azzardasse a chiamare criminali la parte incappucciata dei manifestanti che, dotata di manganello e altre armi improprie, distrugge quasi per diletto camionette e strumentazione varia in dote alle varie FF.OO.
Anche perché a questo elenco mancano dei punti: a Padova la protesta ha bloccato la stazione Ferroviaria, e a Ferrara si è andato oltre l'umanamente concepibile: alcuni insegnanti hanno terminato in anticipo le lezioni, intimando cordialmente poi gli studenti a partecipare alla manifestazione.
Manifestazione che ha avuto luogo un po' ovunque: nelle facoltà, in Comune e in Provincia.
Le facoltà sono state quasi tutte occupate, con la complicità dei docenti che aiutavano come militanti dell'esercito della Salvezza ignari studenti a fissare gli striscioni.
Uno sparuto gruppo di circa 20 invasati ha invece preferito dirigersi verso il Palazzo Municipale dove, con il benestare del vicesindaco Maisto, è stato affisso uno striscione (rosso, ma ciò è scontato e pleonastico) vagamente ispirato a "Vieni via con me", prontamente staccato dai ragazzi di Azione Universitaria. Scrive estense.com:
Il vicesindaco Massimo Maisto ha “chiuso un occhio” sull’occupazione degli uffici comunali e ha mostrato la propria solidarietà agli studenti. Questo fino a quando all’interno della sala dell’Arengo non han fatto la loro comparsa cinque studenti di Azione universitaria giovanile e di Giovane Italia del Pdl con una propria contromanifestazione. Gli studenti di destra hanno staccato lo striscione che pendeva dalle finestre, con la scritta, ispirata alla trasmissione di Fazio e Saviano, “Vado via perché non voglio il decreto Gelimini, resto qui perché il mio futuro è in Italia”.
Intanto un altro striscione veniva staccato dagli agenti della Digos da un muro del Castello Estense.
Dopo le offese di rito (siamo fascisti, sapete? E da oggi anche squadristi), l'ex coordinatore del Rua, la Rete Universitaria Attiva ha commentato:
Non è possibile che ad ogni nostra manifestazione ci sia sempre una vostra contro manifestazione...
Praticamente è esattamente quello che un adolescente potrebbe dire ad un suo genitore che lo scopre durante un atto di autoerotismo ("Non è possibile che tu sia sempre qui!").

Qualche riflessione.
Primo. Perché un'istituzione (quale è il vice sindaco, in assenza del sindaco) permette ad un campione non rappresentativo di tutti gli interessati, di srotolare uno striscione, quasi fosse un manifesto al futurismo, dal suo ufficio, fintantoché non è arrivata la controparte?
Secondo. Come è passata per la mente di alcuni, l'idea, inconcepibile, di mettersi in testa un casco e cominciare a distruggere mezzi destinati alla collettività, disegnare con le bombolette spray sui muri, lanciare fumogeni (e, secondo alcune agenzie, bombe carta) e rendere per un giorno la vita un inferno a chiunque sia venuto in contatto con loro? Non è forse vero che la libertà di un uomo finisce dove inizia quella di un altro?
Terzo. Perché quella che sembra la maggioranza, e mediaticamente lo è di sicuro, degli studenti è contraria ad una Riforma che, seppur forse con poco coraggio, ristabilisce la meritocrazia e infierisce un durissimo colpo alle baronie universitarie? Forse gli studenti che manifestano hanno qualche interesse occulto nell'università e non ce ne siamo ancora accorti?