Erano anni che non si vedeva una giornata così calda (anzi, rovente) sul fronte della scuola.
Manifestazioni in tutta Italia (due solo a Ferrara), con svariate stazione bloccate, incalcolabili scuole pubbliche occupate, molteplici autostrade intasate. Mai si era osato tanto.
Tutto per una riforma, tutto in 24 ore.
Gli studenti, o meglio, la parte di loro che si autodefinisce "antifascista" e che in nome di un antifascismo ribelle dà il peggio di sè, ha dato vita, a Roma, a due cortei separati che si davano manforte a vicenda.
I nemici? Le forze dell'ordine, le quali si sono viste quasi ribaltare un cellulare e hanno dovuto rispondere al tentato sfondamento con una carica, salvo poi essere chiamati fascisti e anti-democratici. Anche loro.
La situazione apocalittica che ha tenuto impegnato in tutta Italia i poliziotti è questa, come riportato dal Corriere della Sera:
A Brescia ci sono stati tafferugli tra studenti e forze dell'ordine in piazza della Loggia dove i manifestanti hanno cercato di entrare nel palazzo comunale: dai ragazzi sono partiti lanci di bottiglie contro gli agenti che, a loro volta, hanno fatto ricorso al manganello. Un giovane è stato fermato. A Pisa un corteo di circa cinquemila studenti ha bloccato nel tardo pomeriggio il casello di ingresso sulla A12. Il blocco è durato trenta minuti circa e il tratto compreso tra Pisa centro e Livorno è stato chiuso al traffico in entrambi sensi di marcia. A Palermo il coordinamento «Studenti Medi» e gli universitari di Lettere e Filosofia e Scienze ha «occupato» simbolicamente la Cattedrale. A Napoli il corteo è stato preceduto da uno striscione dedicato a Mario Monicelli, morto suicida lunedì sera: «Caro Mario, la faremo 'sta rivoluzione», è stato scritto dai manifestanti. I quali, durante il corteo, hanno gettato sacchetti di immondizia davanti all'ingresso della Provincia e a quello della Regione. A Venezia gli studenti hanno assediato la stazione ferroviaria con forti ripercussioni sul traffico ferroviario. A Bari la protesta è andata in scena al teatro Petruzzelli dove una delegazione ha effettuato una occupazione simbolica esponendo da un balcone uno striscione con la scritta «Gelmini cala il sipario». A Bologna la protesta è arrivata a bloccare il tratto urbano della A14, dove però il traffico era stato precedentemente deviato dalla polizia stradale.
Nessuno si scandalizzi poi, se qualcuno si azzardasse a chiamare criminali la parte incappucciata dei manifestanti che, dotata di manganello e altre armi improprie, distrugge quasi per diletto camionette e strumentazione varia in dote alle varie FF.OO.
Anche perché a questo elenco mancano dei punti: a Padova la protesta ha bloccato la stazione Ferroviaria, e a Ferrara si è andato oltre l'umanamente concepibile: alcuni insegnanti hanno terminato in anticipo le lezioni, intimando cordialmente poi gli studenti a partecipare alla manifestazione.
Manifestazione che ha avuto luogo un po' ovunque: nelle facoltà, in Comune e in Provincia.
Le facoltà sono state quasi tutte occupate, con la complicità dei docenti che aiutavano come militanti dell'esercito della Salvezza ignari studenti a fissare gli striscioni.
Uno sparuto gruppo di circa 20 invasati ha invece preferito dirigersi verso il Palazzo Municipale dove, con il benestare del vicesindaco Maisto, è stato affisso uno striscione (rosso, ma ciò è scontato e pleonastico) vagamente ispirato a "Vieni via con me", prontamente staccato dai ragazzi di Azione Universitaria. Scrive estense.com:
Il vicesindaco Massimo Maisto ha “chiuso un occhio” sull’occupazione degli uffici comunali e ha mostrato la propria solidarietà agli studenti. Questo fino a quando all’interno della sala dell’Arengo non han fatto la loro comparsa cinque studenti di Azione universitaria giovanile e di Giovane Italia del Pdl con una propria contromanifestazione. Gli studenti di destra hanno staccato lo striscione che pendeva dalle finestre, con la scritta, ispirata alla trasmissione di Fazio e Saviano, “Vado via perché non voglio il decreto Gelimini, resto qui perché il mio futuro è in Italia”.
Intanto un altro striscione veniva staccato dagli agenti della Digos da un muro del Castello Estense.
Dopo le offese di rito (siamo fascisti, sapete? E da oggi anche squadristi), l'ex coordinatore del Rua, la Rete Universitaria Attiva ha commentato:
Non è possibile che ad ogni nostra manifestazione ci sia sempre una vostra contro manifestazione...
Praticamente è esattamente quello che un adolescente potrebbe dire ad un suo genitore che lo scopre durante un atto di autoerotismo ("Non è possibile che tu sia sempre qui!").
Qualche riflessione.
Primo. Perché un'istituzione (quale è il vice sindaco, in assenza del sindaco) permette ad un campione non rappresentativo di tutti gli interessati, di srotolare uno striscione, quasi fosse un manifesto al futurismo, dal suo ufficio, fintantoché non è arrivata la controparte?
Secondo. Come è passata per la mente di alcuni, l'idea, inconcepibile, di mettersi in testa un casco e cominciare a distruggere mezzi destinati alla collettività, disegnare con le bombolette spray sui muri, lanciare fumogeni (e, secondo alcune agenzie, bombe carta) e rendere per un giorno la vita un inferno a chiunque sia venuto in contatto con loro? Non è forse vero che la libertà di un uomo finisce dove inizia quella di un altro?
Terzo. Perché quella che sembra la maggioranza, e mediaticamente lo è di sicuro, degli studenti è contraria ad una Riforma che, seppur forse con poco coraggio, ristabilisce la meritocrazia e infierisce un durissimo colpo alle baronie universitarie? Forse gli studenti che manifestano hanno qualche interesse occulto nell'università e non ce ne siamo ancora accorti?