venerdì 19 novembre 2010

Onore a "fascisti" e "scansafatiche"

Il 17 novembre abbiamo potuto assistere alla più grande manifestazione studentesca dell'anno, almeno fino ad ora.
Oltre all'insano divertimento di "tanare" gli amici presenti al corteo tramite le foto pubblicate sui giornali, nell'Italia degli studenti antifascisti è molto di più.
A Milano, inferociti democratici neo maggiorenni hanno preso a mazzate la vetrina di una banca (forse simbolo di un capitalismo corrotto? Non lo sapremo mai) e poi, bombolette spray alla mano, hanno imbrattato mezza città con frasi non esattamente amichevoli.
Il tutto rigorosamente a volto coperto, perché la democrazia è bella sì, ma solo quando si può infrangere la legge senza il rischio di essere beccati.
A Roma, in piazza del Plebiscito, parecchi studenti banchettavano seduti sull'asfalto mentre un ragazzone, con maglietta di cotone a mezze maniche (a Novembre, all'aperto!) inveiva a mezzo megafono, oltreché contro il governo, anche contro la Polizia, rea di voler controllare il corteo poiché "lo Stato ci vede come una minaccia, ma noi minaccia non siamo, anzi vogliamo un'istruzione migliore".
Che non sono una minaccia possono assicurarlo tutti: chiedere per conferma ai commercianti che hanno abbassato le serrande per paura e se le sono ritrovate con uno scarabocchio di vernice sopra.
A Palermo invece si è ripetuto il copione della banca, solo in versione più economica: sono state lanciate solo delle uova.
A Ferrara niente di più del solito: studenti urlanti, bandiere rosse della CGIL (sì, lo stesso sindacato che strumentalizza le gite) e striscioni alla mano hanno bloccato il traffico e poco più.
Onore quindi a "fascisti" (inizio a credere che quest'appellativo ce l'abbiano scritto in fronte, se dopo 65 anni siamo ancora al punto di partenza) e "scansafatiche" (denunciare che un sindacato strumentalizza gli studenti sulle gite significa che, anziché alla scuola, noi pensiamo alle gite, ergo...); i quali almeno, anziché bandiere dei sindacati sventolavano tricolori e anziché inveire contro la Polizia hanno concordato con la stessa orari e percorso della (contro)manifestazione (dalla quale avremmo forse preferito evitare la "tamarrata" di chiedere di parlare col provveditore urlando al megafono da sotto la finestra, ma tant'è).
Ps, ad alcuni dei "tanati" di cui sopra ho chiesto quali fossero i problemi più seri causati dalla Riforma e cosa li avesse spinti a manifestare un'intera mattina assentandosi da scuola. La risposta più frequente è riportata in calce.

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