venerdì 25 marzo 2011

Perché vendere i preservativi nelle scuole è un'idea indicibile

Prima di tutto evitiamo di prestare il fianco a critiche inutili, idiote e dettate solo dalla pregiudiziale politica: il PdL non è contrario alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale o alla prevenzione di gravidaze indesiderate. Anzi. Solo, la scelta di mettere i profilattici in vendita nelle scuole si attesta a metà strada tra il ridicolo e il populista.

Un riassunto - molto rapido - è necessario. Verso metà gennaio, Alessandro Rorato, consigliere provinciale dell'Italia dei Valori, lancia una mozione in Provincia: mettere in tutte le scuole, con il loro consenso, un distributore di preservativi. Sfusi, cosicchè non costino troppo agli studenti. Un rigurgito moderno della favola dell'amore libero post sessantottina, per intenderci.
Due mesi dopo, il sedici marzo, la mozione viene approvata coi voti di Idv, Pd e altri partiti satellite della sinistra. Il PdL si astiene. Qualcuno, data l'assurdità della proposta, lascia l'aula in tempo per scampare al voto. Per questo verrà poi ripreso - abbastanza duramente, ad essere sinceri -, dal capogruppo Taddeo, in un'intervista al Fatto Quotidiano.
In realtà, un'idea del genere non può che essere bollata come populista, se non quantomeno stupida.
La mozione di Rorato, poi approvata, non dà affatto risalto all'importanza dell'educazione sessuale. Tra i consiglieri della maggioranza è passata l'idea che basti piazzare un distributore di preservativi per risolvere il problema. Non è così.
Innanzitutto perché per poter usare un profilattico bisogna saperlo mettere. Non è scontato, e potete verificarlo: basta chiedere. Un profilattico utilizzato male fa (molti) più danni che benefici: è inutile e dà un falso senso di sicurezza, che in caso di infezione comporta un'inconsapevolezza quasi gagliarda. Poi, ovviamente, può rompersi. E il fatto che la stessa Provincia, in accordo con distributori e scuole, venda questi preservativi, la espone al rischio di richieste di danni.
Qualcuno dice anche che gli stessi potrebbero essere usati dagli studenti come gavettoni più resistenti. Forse, ma non mi pare un problema così grave.
Per questi motivi risulta evidente che, prima di vendere gadget ai ragazzini - con il rischio di incentivarli ad avere rapporti sessuali a scuola (viva l'amore libero!) - bisognerebbe, anzi, è assolutamente necessario, insistere (parecchio) sull'educazione, per far sì che, più che alla falsa sicurezza, ci si affidi alla conoscenza e alla ragione.

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