giovedì 13 gennaio 2011

Cosa sappiamo su Marchionne, Fiat, Fiom e tutto il resto

Tra poche ore, nello stabilimento Fiat di Mirafiori, inizierà ad aver luogo il referendum degli operai per accordare o meno il "sì" all'accordo tra i sindacati e la stessa Fiat che rivede le condizioni contrattuali dei dipendenti.
Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza.

Perché vi è bisogno di una specie di nuovo contratto collettivo?
Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha portato l'azienda fuori da Confindustria, con cui era già in rotta da tempo.
Per questo il contratto collettivo dei metalmeccanici, frutto di un accordo tra sindacati e Confindustria, non ha più valore legale per la sua impresa (inteso come vincolo).

Perché si parla ancora di Mirafiori? Non era stato trovato l'accordo a fine 2010?
Sì e no. In realtà l'accordo di fine 2010 (siglato il 23 dicembre) era solo tra i sindacati e l'azienda sul nuovo contratto. La FIOM poi, anche a Dicembre si era rifiutata di firmare l'accordo stesso.

Perché vi sono tutte queste proteste da parte degli operai?
Gli operai (non tutti e, pare, non la maggioranza) sostengono le posizioni della FIOM, la quale accusa senza mezzi termini Marchionne di essere un dittatore, un ricattatore, e di voler ledere i diritti dei lavoratori dipendenti. In realtà il malcontento è trasversale a quasi tutti i sindacati, i quali però ritengono, a differenza della FIOM, che l'equazione sia "benefici maggiori di rischi".

Cosa cambia per gli operai Fiat?
Svariate cose. Innanzitutto vi è la questione delle pause: al posto di due pause da 15 minuti e una da dieci, vi saranno tre pause da 10 minuti. Tuttavia, i dieci minuti mancanti (circa 32€ al mese) verrebbero integrati allo stipendio.
Oltre a ciò, uno dei punti caldi è quello del primo giorno di malattia. Se infatti entro la fine di giugno 2011 l'assenteismo non scendesse sotto la soglia del 6%, l'azienda si riserva di non pagare il primo giorno di malattia ai lavoratori che, almeno due volte in un anno sono risultati assenti per malattia (breve, di non oltre cinque giorni) il giorno prima del riposo feriale, dell'inizio delle festività o delle ferie.
I turni inoltre vengono aumentati da due a tre per sei giorni e saranno obbligatorie 120 ore di straordinario annue, anziché 104 (40+64 con accordo RSU).

È un buon compromesso per i lavoratori Fiat?
Indubbiamente sì, anche se bisogna intendere le logiche imprenditoriali e operaie. È evidente che per gli operai, sebbene comporti qualche sacrificio, il nuovo "contratto collettivo Fiat" non è malvagio, e quello che toglie lo integra in busta paga. Inoltre tutto ciò darebbe il via a ingenti investimenti su Mirafiori, migliorando così le condizioni degli operai oltre che del sistema paese. In ogni caso poi, se i "no" vincessero, la possibilità che Fiat possa delocalizzare la sua produzione in Canada è molto alta, come confermato da Marchionne. Anche volendo, da questo punto di vista non hanno alternativa.

Perché la FIOM (e i suoi iscritti) accusano Marchionne di togliere diritti ai lavoratori?
Perché la FIOM, giudicando l'accordo irricevibile e non firmandolo, sa che, in base all'accordo stesso, non avrebbe agibilità sindacale, ma verrebbe rappresentata da sindacalisti dei sindacati firmatari nominati in parti uguali.

Come si permette Marchionne di ricattare i lavoratori minacciando la chiusura dell'azienda?
Da un punto di vista imprenditoriale, è tutto nella norma: dove vi sono ostacoli per la produzione (in termini di costi, diritti sindacali ecc.) la scelta più coerente è scegliere un altro posto dove produrre. Marchionne può inoltre fare la voce grossa dall'alto dei suoi successi imprenditoriali con Fiat degli ultimi anni e grazie al fatto che Fiat è fuori da Confindustria e può quindi assumere decisioni autonome.



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