lunedì 17 gennaio 2011

Punto di non ritorno

Non vi farò nessun sermone o predicozzo sula vita sessuale di Berlusconi. Si sa già tutto, se poi siete anche lettori di Repubblica avreste anzi da insegnare al sottoscritto.
Ad ogni modo il caso Ruby ha segnato un punto di non ritorno per la politica italiana. Non per forza in negativo, sia chiaro, ma è evidente che non sarà possibile continuare a queste condizioni.
Prima di tutto bisognerebbe spiegare come mai il Consiglio Superiore della Magistratura, circa un mese fa, abbia archiviato il caso in quanto non erano state ravvisate pressioni da perte del Presidente del Consiglio alla Questura di Milano. Questo nonostante il ricorso (e le conseguenti polemiche) della Fiorillo, PM che si occupò della minore e ne aveva deciso l'affidamento a una comunità.
Un'altra stranezza si ravvisa poi quando si conoscono i capi d'imputazione dell'Onorevole Berlusconi: concussione e prostituzione minorile. Per il primo reato aveva già parlato il CSM, per il secondo ci pensa la stessa Ruby, che in un'intervista su Repubblica di Sabato ha affermato con forza ai cronisti di non aver mai fatto sesso con il Presidente. Potrebbe essere una sceneggiata, ma i colpi di scena sono la norma, quindi aspettiamo a piangere o a festeggiare.
Terzo, e qui iniziamo ad avvicinarci ai punti salienti. Il Corriere della Sera, in esclusiva, annunciava Venerdì mattina tramite il suo sito internet della condizione legale del Presidente del Consiglio. La notizia è stata poi ripresa dagli altri quotidiani subito dopo il comunicato stampa della Procura. E il punto è proprio questo: nei giorni successivi, Corriere e Repubblica si sono sfidati a colpi di intercettazioni pubblicate o raccontate, di notizie in anteprima, di interviste esclusive.
Più precisamente, il Corriere si faceva passare i bigini sullo stato delle indagini, Repubblica le intercettazioni.
La mole di notizie è stata impressionante: il problema è che nelle stesse è presente, un po' troppo spesso la formula "secondo fonti interne agli inquirenti". Più di qualcuno deve spiegare come mai, nonostante le indagini sia ancora in corso e quindi coperte da riserbo, siano state date in pasto alla stampa centinaia di intercettazioni, due comunicati stampa, la richiesta di perquisizione al "tesoriere di Berlusconi" inviata alla Camera oltre ovviamente alle infinite prese di posizioni da parte più o meno di chiunque.
Se poi consideriamo che il rimedio a tutto ciò, la legge bavaglio, è una schifezza al pari della prima iniziano i problemi. Ai garantisti e ai liberali la decisione su quale delle due ipotesi sia la peggiore.
Infine, c'è da notare (non che sia difficile, lo ammetto), il come la vita privata di Berlusconi non abbia occupato, ma completamente saturato la cronaca parlamentare. Quasi tutti i partiti d'opposizione cercano di far cadere il governo sincronizzandosi con la magistratura, cercando di spingere la barca proprio quando passa l'onda, vivendo alla giornata come mai prima d'ora.
Intanto il PdL si interroga (qualcuno non si interroga nemmeno e si perde a sognare) e tenta di abbozzare una difesa d'ufficio che, se nei tribunali può funzionare, non pare si possa dire lo stesso sul fronte dell'opinione pubblica.
Sono ormai tre giorni che non si discute di un singolo atto parlamentare e, sebbene i lavori in aula si concentrino tra il martedì e il mercoledì, questo è un segnale inquietante.
Certa è una cosa: non può più accadere di nuovo. Meno certo è che non sarà più così.



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