venerdì 16 dicembre 2011
Congresso Pdl, diretta web
Dalle 10 del 17 dicembre la Giovane Italia di Poggio Renatico seguirà in diretta il congresso del Pdl ferrarese (almeno fin quando non finirà o le batterie non si scaricheranno).
venerdì 18 novembre 2011
Congresso Giovane Italia Poggio Renatico
Dopo 3 anni di lavoro come presidente di Azione Giovani/Giovane Italia a Poggio Renatico che hanno portato a risultati importanti e ad emozioni fortissime, come le manifestazioni sui problemi del nostro paese (volantinaggi, raccolte firme, protesta contro la piscina, manifestazione contro Franceschini, interrogazioni in consiglio comunale, l’unica festa del PDL in tutta la provincia), un numero co...nsiderevole di ragazzi che ci seguono (siamo il circolo più numeroso di tutta la provincia, più della stessa città di Ferrara) e non da ultimo la mia elezione a consigliere comunale, appena maggiorenne, ho deciso di indire un nuovo congresso e di dimettermi.
Lascio l’incarico perché ormai mi rendevo conto di aver fatto il possibile e in un certo senso era un ruolo che cominciava a starmi "stretto": oltre a questo ritengo giusto dare spazio a nuovi giovani che hanno voglia di fare qualcosa di buono per il nostro comune.
A seguito delle mie dimissioni è stato eletto dall’assemblea il nuovo presidente Martin Miraglia e il vicepresidente Alberto Sani. Auguri vivissimi e spero che possiate ricevere tutte le soddisfazioni che ho avuto in questi anni. Grazie a tutti!
Lascio l’incarico perché ormai mi rendevo conto di aver fatto il possibile e in un certo senso era un ruolo che cominciava a starmi "stretto": oltre a questo ritengo giusto dare spazio a nuovi giovani che hanno voglia di fare qualcosa di buono per il nostro comune.
A seguito delle mie dimissioni è stato eletto dall’assemblea il nuovo presidente Martin Miraglia e il vicepresidente Alberto Sani. Auguri vivissimi e spero che possiate ricevere tutte le soddisfazioni che ho avuto in questi anni. Grazie a tutti!
domenica 13 novembre 2011
Inquietudine nell'aria
Sui giovani si dice di tutto, e generalmente il tutto è quasi completamente sbagliato. Una sola cosa è da ammettere: seguiamo l'istinto prima di ragionare. Magari poi si cambia, ma è la nostra forza. Per cui, anziché disquisire in termini e modi da politologi, stavolta si va di fiuto.
venerdì 28 ottobre 2011
Anche io sono "Indignato"...ma vi spiego perchè non scappo
Dire che al momento siamo in una situazione di crisi economica, politica e soprattutto sociale ormai è un dato di fatto. L'uso è l'abuso del termine crisi però dà a tutti i costi una spiegazione semplice a quello che sta succedendo intorno a noi, esibendo solo la connotazione negativa del termine.
giovedì 11 agosto 2011
Misure anticrisi
Ovvero perché le manovre annunciate non ci convincono e potrebbero non convincere nemmeno gli speculatori.
mercoledì 6 luglio 2011
I giovani alla festa di Mirabello / il programma di domenica 10
Domenica 10, dalle 17 alle 19, i giovani saliranno sul palco e rivendicheranno il loro impegno sul territorio. Tra i presenti, personaggi di spicco tra i quali Donzelli, Montaruli, Lisei, Kolletzek e Bignami.
Ecco il programma:
Introducono:
-Paolo Spath - presidente prov GI Ferrara
-Carlos Dana - coordinatore prov GI Ferrara
Moderano:
- Michele Barcaiuolo - Presidente regionale GI
- Roberta Rigon - Coordinatrice regionale GI
Intervengono:
- Giovanni Donzelli - consigliere regionale Pdl Toscana
- Augusta Montaruli - consigliere regionale Pdl Piemonte
- Galeazzo Bignami - consigliere regionale Pdl Emilia Romagna
- Vittorio Pesato - consigliere regionale Pdl Lombardia
- Chiara Colosimo - consigliere regionale Pdl Lazio
- Marco Lisei - Consigliere comunale Bologna
- Maurizio Marrone - Consigliere comunale Torino
Partecipano:
- Andrea Volpi - Coordinatore nazionale Azione Universitaria
- Mattia Kolletzek - Dirigente Nazionale GI
- Cosimo Zecchi - Dirigente nazionale GI
e tutti gli altri Dirigenti di Giovane Italia presenti.
Le mail ti raggiungono ovunque con BlackBerry® from Vodafone!
Ecco il programma:
Introducono:
-Paolo Spath - presidente prov GI Ferrara
-Carlos Dana - coordinatore prov GI Ferrara
Moderano:
- Michele Barcaiuolo - Presidente regionale GI
- Roberta Rigon - Coordinatrice regionale GI
Intervengono:
- Giovanni Donzelli - consigliere regionale Pdl Toscana
- Augusta Montaruli - consigliere regionale Pdl Piemonte
- Galeazzo Bignami - consigliere regionale Pdl Emilia Romagna
- Vittorio Pesato - consigliere regionale Pdl Lombardia
- Chiara Colosimo - consigliere regionale Pdl Lazio
- Marco Lisei - Consigliere comunale Bologna
- Maurizio Marrone - Consigliere comunale Torino
Partecipano:
- Andrea Volpi - Coordinatore nazionale Azione Universitaria
- Mattia Kolletzek - Dirigente Nazionale GI
- Cosimo Zecchi - Dirigente nazionale GI
e tutti gli altri Dirigenti di Giovane Italia presenti.
Le mail ti raggiungono ovunque con BlackBerry® from Vodafone!
martedì 5 luglio 2011
Programma Definitivo Festa della Libertà - Mirabello (FE) 7-10 Luglio 2011
Abbiamo appena ricevuto il programma ufficiale e definitivo della Festa Nazionale del PdL che si terrà a Mirabello dal 7 al 10 luglio. Vi anticipiamo subito che vi sono interessanti sorprese rispetto al programma ufficioso circolato nei giorni scorsi; ad esempio è stata confermata la presenza di Augusto Minzolini, attuale direttore del Tg1, il quale intervisterà il neo segretario del PdL Angelino Alfano venerdÌ 8.
Festa della Libertà - Mirabello (FE) 7-10 Luglio 2011
"Il nostro canto libero"
Giovedì 7
"Come può uno scoglio…"
Ore 18.00 Inaugurazione
Filippo Berselli, Giampaolo Bettamio, Alberto Balboni e Laura Ravetto
Ore 18,30 Pierluigi Visci e Gennaro Sangiuliano intervistano
Roberto Formigoni, Roberto Maroni e Sandro Bondi
Ore 20.00 Tavola Rotonda
Coordinano Marcello De Angelis e Francesco Borgonovo
Adolfo Urso, Pasquale Viespoli, Silvano Moffa, Andrea Ronchi, Gianfranco Rotondi e Alberto Giorgetti
Ore 21.00 Cena
Gli Spettacoli del Secolo
Hoara Borselli presenta
Cirillo Band
Venerdì 8
"Non sarà un'avventura…"
Ore 18.00 Angelino Alfano intervistato da Augusto Minzolini e Francesco Verderami
Ore 20 Tavola Rotonda
Coordina Mario Sechi
Mariastella Gelmini, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro
Ore 21.00 Cena
Gli Spettacoli del Secolo
Lola Ponce e Giò di Tonno in concerto
Sabato 9
"Chiamale emozioni…"
Ore 10.00 Dibattito aperto
Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Giorgia Meloni
Interventi liberi e programmati
Ore 13.30 Pranzo
Ore 14.30 Ripresa dibattito
Denis Verdini
Interventi liberi e programmati
Ore 19.00 Tavola Rotonda
"Il futuro del centrodestra"
Ore 21.00 Cena
Gli Spettacoli del Secolo
Hoara Borselli presenta
Cirillo Band e il cabaret di Pucci
Domenica 10
"Sì, viaggiare…"
Ore 10.00 Prosecuzione del dibattito
Ore 11.00 Coordina Mauro Mazza
Altero Matteoli, Claudio Scajola, Gianni Alemanno e Paolo Bonaiuti
Ore 13.30 Pranzo conclusivo con le delegazioni presenti
Ore 16.00 Alberto Balboni , Laura Ravetto, Filippo Berselli
coordinano il dibattito sulle politiche regionali e locali
Ore 20.00 Cena
Gli Spettacoli del Secolo
"Canto Libero" di R. Pambianchi
lunedì 4 luglio 2011
Consiglio comunale del 30 giugno / resoconto.
Il 30 giugno si è svolto l'ultimo consiglio comunale.
Oltre al già menzionato - dalla stampa - odg contro lo spostamento della base militare, è stata discussa una convenzione con Ami sul trasporto scolastico, uno storno di 38000€ dal bilancio di previsione e l'accreditamento della casa protetta.
Oltre al già menzionato - dalla stampa - odg contro lo spostamento della base militare, è stata discussa una convenzione con Ami sul trasporto scolastico, uno storno di 38000€ dal bilancio di previsione e l'accreditamento della casa protetta.
venerdì 10 giugno 2011
Guida assiomica sulla consultazione referendaria
Per cosa si vota, come, quando. Le giravolte dei partiti, gli effetti dei sì o dei no. Il quorum e le modifiche della Corte Costituzionale. Tutto in un solo articolo, spiegato bene bene (o almeno ci proviamo).
martedì 3 maggio 2011
Torneo di calcio saponato "Giovane Italia" - Poggio Renatico
Torneo di calcio saponato a 5 all'interno della Festa della Libertà di Poggio Renatico, il 10 e 11 giugno 2011.
Ecco tutte le informazioni:
-torneo di calcio in un campo gonfiabile cosparso di acqua e sapone, rendendo instabile e divertente la partita;
-2 tempi da 10 minuti l'uno, le regole sono le stesse del calcio a 5;
-le squadre possono essere composte da un minimo di 5 a un massimo di 10 persone;
-aperto a tutti ragazzi e adulti da 12 anni in su, maschi e femmine;
-iscrizione 10 € a testa;
-fase a gironi venerdì 10 giugno e finali a eliminazione diretta l'11 giugno;
-premiazione venerdì al termine del torneo, con consegna di trofei e cena offerta alle prime 3 squadre classificate!!!
Ecco tutte le informazioni:
-torneo di calcio in un campo gonfiabile cosparso di acqua e sapone, rendendo instabile e divertente la partita;
-2 tempi da 10 minuti l'uno, le regole sono le stesse del calcio a 5;
-le squadre possono essere composte da un minimo di 5 a un massimo di 10 persone;
-aperto a tutti ragazzi e adulti da 12 anni in su, maschi e femmine;
-iscrizione 10 € a testa;
-fase a gironi venerdì 10 giugno e finali a eliminazione diretta l'11 giugno;
-premiazione venerdì al termine del torneo, con consegna di trofei e cena offerta alle prime 3 squadre classificate!!!
L'iscrizione deve essere fatta entro DOMENICA 5 GIUGNO, mandando una mail agli indirizzi o telefonando ai contatti in fondo all'evento:
-dovrà essere specificato il nome della squadra, i dati degli iscritti (nome, cognome, età, città di residenza, e-mail o numero di telefono) e, al momento della presentazione davanti al campo, un certificato medico in vigore.
-dovrà essere specificato il nome della squadra, i dati degli iscritti (nome, cognome, età, città di residenza, e-mail o numero di telefono) e, al momento della presentazione davanti al campo, un certificato medico in vigore.
PARTECIPATE NUMEROSI!!!
X INFO:
Evento su facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=204194686287389
Andrea Bergami - 339-2604257 - andreabergami@live.it
Andrea Bergami - 339-2604257 - andreabergami@live.it
martedì 26 aprile 2011
Il discorso (censurato) di Balboni jr di ieri
Ieri, alle manifestazioni evocative del 25 aprile, c'è stato un po' di trambusto sulle parole da usare sul palco. Secondo quanto riporta la Nuova Ferrara, Filippo Venturi - presidente regionale della Consulta Provinciale degli Studenti - ha deciso, poche ore prima dell'inizio del discorso, che quello preparato da Alessandro Balboni, figlio di Alberto, fosse troppo pesante per essere pronunciato in pubblico. Per questo, lo stesso ha deciso di optare per un altro discorso, preparato da un altro rappresentante di Consulta del Liceo Roiti: Lorenzo Barbieri.
Abbiamo chiesto a Balboni il testo integrale del discorso che avrebbe dovuto pronunciare.
Abbiamo chiesto a Balboni il testo integrale del discorso che avrebbe dovuto pronunciare.
lunedì 25 aprile 2011
Lutto nazionale
Ogni anno, il 25 aprile, si festeggia la Liberazione dell'Italia dal fascismo. In compenso, abbiamo guadagnato i comunisti (e i capitalisti post-comunisti). Che sono quelli di CoopCostruttori e CMR.
venerdì 25 marzo 2011
Perché vendere i preservativi nelle scuole è un'idea indicibile
Prima di tutto evitiamo di prestare il fianco a critiche inutili, idiote e dettate solo dalla pregiudiziale politica: il PdL non è contrario alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale o alla prevenzione di gravidaze indesiderate. Anzi. Solo, la scelta di mettere i profilattici in vendita nelle scuole si attesta a metà strada tra il ridicolo e il populista.
giovedì 24 marzo 2011
Resoconto Consiglio Comunale 15-03-11 e la colpa di Berlusconi
Eccoci qua con il resoconto dell'ultimo consiglio comunale: consigli sempre più rari e sempre più lunghi...
Si è parlato però dell'argomento principale dell'organo rappresentativo del Comune: il bilancio di previsione relativo al 2011. Bilancio che di regola viene approvato prima dell'inizio dell'anno in oggetto e che di fatto blocca l'assunzione di nuove spese fino alla sua approvazione.
venerdì 18 marzo 2011
Il Pdl centese lancia Paolo Fava
Balboni, Fava e Mazzuca lanciano, durante una cena organizzata dal Pdl, il candidato sindaco di Cento: Paolo Fava. Applausi, tricolori e frecciate alla Lega: ecco il riassunto della serata.
giovedì 17 marzo 2011
Auguri all'Italia e...
Oggi si festeggia il 150esimo anniversario dell'Unità della nostra cara Italia.
150 anni possono sembrare pochi, se ci confrontiamo con i Paesi a noi più vicini, ma non possiamo parlare degli ultimi 2 secoli senza conoscere la storia millenaria che ci ha reso protagonisti nel mondo.
Partiamo dalla leggenda: secondo Omero Enea, fuggendo dalla città di Troia trova rifugio in Italia; da questo evento si parte a raccontare della storia di Roma. (anche se erano presenti già diversi popoli nel nostro territorio, come gli etruschi, gli stessi greci, arabi, fenici...)...
... si fa spazio quindi il popolo dei Romani, passando dalla monarchia, dalla repubblica all' impero e conquistando per la prima volta tutto il nostro territorio e poi continuando fino ad annettere buona parte dell'Europa e dell'Africa del nord.
... la caduta dell'Impero, l'arrivo dei barbari, la divisione in tanti Stati, alcuni dei quali sotto diretto controllo di altre forze estere... una divisione che durerà fino al 1800...
...il Rinascimento italiano, un movimento di crescita culturale e spirituale che porteranno città come Roma, Firenze, Venezia, Bologna e la nostra stessa Ferrara sul tetto del mondo allora conosciuto...
...il Regno di Sardegna, le guerre d'indipendenza per liberare l'Italia dal dominio austriaco, francese e spagnolo...
...i moti carbonari guidati da Mazzini, la spedizione dei Mille dell'eroe dei due mondi Garibaldi, le capacità politiche di Cavour e finalmente l'Unità d'Italia! Il 17 marzo 1861Vittorio Emanuele II viene nominato primo Re del Regno d'Italia. Ma non era ancora finita la battaglia: bisognerà aspettare altri 10 anni per assistere all'annessione di Roma e la sua proclamazione a capitale del regno.
Ed eccoci dopo due millenni di lotte interne e conquiste straniere vediamo l'Unità di un soggetto che è qualcosa di più di un insieme di persone unite geograficamente da qualche linea di confine: L'Italia è sempre stata il prodotto di un sentimento comune di chi abitava queste terre; un'idea di unione tra chi si sentiva orgoglioso del proprio staterello ma sapeva in cuor suo che faceva parte di qualcosa di più grande. Ed è questa l'idea stessa di Nazione: perché l'italia non è uno Stato imposto ma un unione naturale di persone che si riconoscevano tra di loro come fratelli.
Non nascondiamoci però che l'unificazione sia stata dolorosa: sappiamo tutti che la storia la scrivono sempre i vincitori e che quindi spesso viene vista la spedizione dei Mille come una marcia trionfale: per arrivare a questo risultato si è sparso troppo sangue, ci sono state discriminazioni tra nord e sud che ancora oggi non si sono sanate (e che anzi, ancora oggi qualche Ministro della Repubblica rivendica con orgoglio).
Ma non è finita qua, perchè la nostra storia era appena iniziata, e di eventi sui quali discutere ce ne sono parecchi:
...i primi anni dell'Italia unità, la destra e la sinistra storica, l'impero italiano in Libia, le prime industrie e l'approdo nel XX secolo...
...Giolitti, l'apertura alle masse popolari nella partecipazione politica, i partiti socialisti, comunisti e popolari....
...la prima Grande Guerra del 15-18, la "vittoria mutilata" di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume...
...l'avvento del ventennio fascista, la dittatura, vent'anni di riforme che ancora oggi sopravvivono, l'entrata nel secondo conflitto mondiale e le leggi razziali;
...la guerra civile, la fine del fascismo e la vittoria della repubblica sulla monarchia (tra l'altro con pochissimi voti di scarto);
...la ricostruzione, la voglia italiana di rialzare la testa dopo una guerra perduta (civile e mondiale), e il boom economico degli anni '60...
...il '68, che rimane con i suoi fantasmi ancora oggi nelle Università e istituzioni italiane...
...lo strapotere della Democrazia Cristiana e della sinistra e la messa al bando del partito missino...
...la caduta del Muro di Berlino e il declino comunista...
...Tangentopoli (1993) e la fine dei vecchi partiti..
...il primo Governo Berlusconi che ha permesso alla destra di arrivare finalmente al Governo e che ha sconvolto la politica italiana (e che ancora oggi, nonostante tutto e tutti, resiste)...
Perché questa carrellata storica? Per farvi capire che c'è molto di più da ricordare rispetto a quello che qualche politicante sinistroide tenta di inculcare nelle giovani menti dei ragazzi: è l'idea sbagliatissima che i festeggiamenti di oggi servano a ricordare l'Italia dal 1945 in poi: non siamo solamente il frutto di una Costituzione compromissoria tra diverse forze vincitrici di una guerra civile.
L'Italia è molto di più, si merita di essere ricordata per quella che era, per l'Impero Romano, per la cultura rinascimentale e, perché no, di un ventennio tanto discusso e controverso da non poter passare inosservato.
E poi, perché Noi, noi che abbiamo sempre amato e siamo sempre stati orgogliosi della nostra Patria, del nostro Inno, della nostra Nazione dobbiamo sorbirci lezioni da chi, proveniente dal vecchio Partito Comunista, inneggiava all'Internazionale e alla bandiera rossa e sputava sulla nostra bella bandiera???
Dobbiamo essere sempre italiani, ogni giorno e non ogni 50 anni (o 4 anni durante i Mondiali), e ricordare al mondo intero che il nostro genio, il nostro talento, la nostra cultura, la scienza, la poesia, le scoperte, le idee e la storia sono e saranno sempre un faro per tutta l'umanità.
150 anni possono sembrare pochi, se ci confrontiamo con i Paesi a noi più vicini, ma non possiamo parlare degli ultimi 2 secoli senza conoscere la storia millenaria che ci ha reso protagonisti nel mondo.
Partiamo dalla leggenda: secondo Omero Enea, fuggendo dalla città di Troia trova rifugio in Italia; da questo evento si parte a raccontare della storia di Roma. (anche se erano presenti già diversi popoli nel nostro territorio, come gli etruschi, gli stessi greci, arabi, fenici...)...
... si fa spazio quindi il popolo dei Romani, passando dalla monarchia, dalla repubblica all' impero e conquistando per la prima volta tutto il nostro territorio e poi continuando fino ad annettere buona parte dell'Europa e dell'Africa del nord.
... la caduta dell'Impero, l'arrivo dei barbari, la divisione in tanti Stati, alcuni dei quali sotto diretto controllo di altre forze estere... una divisione che durerà fino al 1800...
...il Rinascimento italiano, un movimento di crescita culturale e spirituale che porteranno città come Roma, Firenze, Venezia, Bologna e la nostra stessa Ferrara sul tetto del mondo allora conosciuto...
...il Regno di Sardegna, le guerre d'indipendenza per liberare l'Italia dal dominio austriaco, francese e spagnolo...
...i moti carbonari guidati da Mazzini, la spedizione dei Mille dell'eroe dei due mondi Garibaldi, le capacità politiche di Cavour e finalmente l'Unità d'Italia! Il 17 marzo 1861Vittorio Emanuele II viene nominato primo Re del Regno d'Italia. Ma non era ancora finita la battaglia: bisognerà aspettare altri 10 anni per assistere all'annessione di Roma e la sua proclamazione a capitale del regno.
Ed eccoci dopo due millenni di lotte interne e conquiste straniere vediamo l'Unità di un soggetto che è qualcosa di più di un insieme di persone unite geograficamente da qualche linea di confine: L'Italia è sempre stata il prodotto di un sentimento comune di chi abitava queste terre; un'idea di unione tra chi si sentiva orgoglioso del proprio staterello ma sapeva in cuor suo che faceva parte di qualcosa di più grande. Ed è questa l'idea stessa di Nazione: perché l'italia non è uno Stato imposto ma un unione naturale di persone che si riconoscevano tra di loro come fratelli.
Non nascondiamoci però che l'unificazione sia stata dolorosa: sappiamo tutti che la storia la scrivono sempre i vincitori e che quindi spesso viene vista la spedizione dei Mille come una marcia trionfale: per arrivare a questo risultato si è sparso troppo sangue, ci sono state discriminazioni tra nord e sud che ancora oggi non si sono sanate (e che anzi, ancora oggi qualche Ministro della Repubblica rivendica con orgoglio).
Ma non è finita qua, perchè la nostra storia era appena iniziata, e di eventi sui quali discutere ce ne sono parecchi:
...i primi anni dell'Italia unità, la destra e la sinistra storica, l'impero italiano in Libia, le prime industrie e l'approdo nel XX secolo...
...Giolitti, l'apertura alle masse popolari nella partecipazione politica, i partiti socialisti, comunisti e popolari....
...la prima Grande Guerra del 15-18, la "vittoria mutilata" di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume...
...l'avvento del ventennio fascista, la dittatura, vent'anni di riforme che ancora oggi sopravvivono, l'entrata nel secondo conflitto mondiale e le leggi razziali;
...la guerra civile, la fine del fascismo e la vittoria della repubblica sulla monarchia (tra l'altro con pochissimi voti di scarto);
...la ricostruzione, la voglia italiana di rialzare la testa dopo una guerra perduta (civile e mondiale), e il boom economico degli anni '60...
...il '68, che rimane con i suoi fantasmi ancora oggi nelle Università e istituzioni italiane...
...lo strapotere della Democrazia Cristiana e della sinistra e la messa al bando del partito missino...
...la caduta del Muro di Berlino e il declino comunista...
...Tangentopoli (1993) e la fine dei vecchi partiti..
...il primo Governo Berlusconi che ha permesso alla destra di arrivare finalmente al Governo e che ha sconvolto la politica italiana (e che ancora oggi, nonostante tutto e tutti, resiste)...
Perché questa carrellata storica? Per farvi capire che c'è molto di più da ricordare rispetto a quello che qualche politicante sinistroide tenta di inculcare nelle giovani menti dei ragazzi: è l'idea sbagliatissima che i festeggiamenti di oggi servano a ricordare l'Italia dal 1945 in poi: non siamo solamente il frutto di una Costituzione compromissoria tra diverse forze vincitrici di una guerra civile.
L'Italia è molto di più, si merita di essere ricordata per quella che era, per l'Impero Romano, per la cultura rinascimentale e, perché no, di un ventennio tanto discusso e controverso da non poter passare inosservato.
E poi, perché Noi, noi che abbiamo sempre amato e siamo sempre stati orgogliosi della nostra Patria, del nostro Inno, della nostra Nazione dobbiamo sorbirci lezioni da chi, proveniente dal vecchio Partito Comunista, inneggiava all'Internazionale e alla bandiera rossa e sputava sulla nostra bella bandiera???
Dobbiamo essere sempre italiani, ogni giorno e non ogni 50 anni (o 4 anni durante i Mondiali), e ricordare al mondo intero che il nostro genio, il nostro talento, la nostra cultura, la scienza, la poesia, le scoperte, le idee e la storia sono e saranno sempre un faro per tutta l'umanità.
AUGURI ITALIA, DA CHI TI HA SEMPRE AMATO!!!
lunedì 14 marzo 2011
A caccia di consensi. A scuola.
Succede, a volte, di dover raccontare episodi disgustosi, seppur senza nessun tipo di voglia di farlo.
Solo, si avverte quel senso di urgenza che ti fa tamburellare come un pazzo le mani sulla tastiera, alla ricerca affannosa di parole che possano rappresentare bene la situazione.
Solo, si avverte quel senso di urgenza che ti fa tamburellare come un pazzo le mani sulla tastiera, alla ricerca affannosa di parole che possano rappresentare bene la situazione.
domenica 13 febbraio 2011
martedì 8 febbraio 2011
Armata Brancaleone: tutti gli anti-Cav ai raggi X
Tra gli antiberlusconiani nessuno ha pensato che, ognuno con la propria azione, il popolo Viola si stia impegnando al massimo per far vincere proprio l'odiato Berlusconi finché morte non ci separi.
Lo sta facendo affidando il proprio messaggio a qualsivoglia messia sia in grado, in termini di coraggio, di salire su un palco e gridare qualcosa contro il cavaliere nero. C'è speranza per tutti: ci sono eroi dell'antimafia, eroi del fascismo (prima), dell'antifascismo (nel mezzo), del post-fascismo (nell'era moderna) e antiberlusconiani (ora).
Nelle grandi occasioni poi, come quella del Palasharp, si ritorna mentalmente alla cultura hippie: siamo tutti uguali, indi per cui si abbattono anche i limiti di età: se hai qualcosa da dire contro il Cav, anche se hai tredici anni, puoi parlare davanti a più di diecimila persone in diretta tv.
Il giorno dopo tutti sui giornali a scrivere che l'Italia non è una democrazia, ma non importa.
Diamo uno sguardo ai capi e ai notabili della confraternita antiberlusconiana.
Il personaggio che ha bucato lo schermo e infiammato gli animi a Milano è stato, prevedibilmente, Roberto Saviano.
Ha deciso, di fatto, di buttarsi in politica, ma, siccome ha scritto un libro contro la mafia (lode davanti a Dio per questo), criticare le sue idee è piu pericoloso che bestemmiare in chiesa.
Eppure, se importanti e coraggiose sono le scelte dello scrittore napoletano sul fronte giornalistico, non devono, non sono e non possono essere dogmatiche o moralmente impositive le sue scelte politiche.
Non si può fare politica in nome dell'antimafia, rifiutando per questo le critiche.
Nell'ultimo anno, in nome di Saviano, ha avuto luogo una incessante caccia alla critica, che infliggeva una censura ideologica nei confronti di chiunque abbia avuto qualcosa da dire contro lo scrittore. Un censura ideologica che è addirittura arrivata a tacciare di fare parte della mafia chiunque, per un qualunque motivo, abbia più o meno infierito su Saviano. Certo bisognerebbe chiedersi se tutto ciò non strida un po' con il concetto di libertà di pensiero, di parola e di opinione.
Un altro personaggio che ha tenuto la scena al Palasharp è stato un certo Carlo De Benedetti, l'editore di Repubblica e presidente della CIR, la società che, grazie alla sentenza del giudice Raimondo Mesiano, vanta, in attesa della sentenza di appello, crediti per 750 milioni di euro verso la onnicomprensiva Fininvest di Silvio Berlusconi.
Ripercorriamo rapidamente la carriera imprenditoriale di De Benedetti: agli inizi degli anni ottanta acquista il 2% de, Banco Ambrosiano, entrando a far parte dell'azionariato. Se ne andrà due mesi dopo, col Banco sull'orlo del collasso e con 40 miliardi di plusvalenze in tasca. Accusato di bancarotta fraudolenta, dopo due condanne fu assolto in Appello.
Con l'Olivetti nel 1984 si aggiudica per un importo pari a 100 milioni di euro attuali una commessa dall'Unione Sovietica per produrre i processori per le macchine a controllo numerico.
Tutto ciò avveniva tramite una società chiamata Sebato con sede in Liechtenstein, che forniva la copertura necessaria perché non fosse chiaro che una società occidentale passasse la tecnologia più avanzata al blocco sovietico.
Nel 1989, quando Cossiga e Andreotti si recano in visita a Washington DC ricevono un avvertimento da Bush senior: Olivetti la deve smettere di fabbricare le cpu per l'URSS. Servivano all'Armata Rossa per produrre un bombardiere a decollo verticale.
Nelo stesso periodo (nel 1985), provò anche ad acquisire la SME, dopo che il governo fu orientato a privatizzare l'IRI, gruppo di cui la stessa SME faceva parte, arrivando anche a stipulare un contratto preliminare di vendita con Romano Prodi, all'epoca presidente dell'IRI. Lo stesso contratto prevedeva la cessione del 64% di SME per 437 miliardi di Lire, prezzo che corrispondeva a 1107 Lire per azione, nonostante in borsa la SME venisse scambiata a 1275 Lire per azione.
Il governo Craxi decise poi di accantonare l'idea di privatizzare l'IRI, evitando di fornire alla società il nullaosta alla vendita.
Nel 1993 viene arrestato dal pool dell'inchiesta Mani Pulite e subito presenta ai magistrati un memoriale in cui ammette di aver pagato 10 miliardi di Lire in tangenti ai partiti di governo in modo da ottenere una grossa commessa da parte di Poste Italiane per la fornitura di telescriventi e computer obsoleti. CDB viene indagato ma le maglie larghe della prsscrizione lo salvano anche da questo processo.
Nel 1996 se ne va da un'Olivetti che stava conoscendo periodi di profonda crisi (dichiarerà fallimento solo tre anni dopo) per fondare la Omnitel, la quale, grazie al provvidenziale intervento di Giuliano Amato (ai tempi presidente dell'Antitrust) acquistò a 750 miliardi di Lire la rete telefonica ferroviaria, rateizzando l'acquisto in 14 anni, con rate da 76 miliardi l'anno.
Su CDB ci sarebbe molto altro da dire, ma ci si può fermare qui.
Una "novità" dal fronte anitberlusconiano viene da Elena Sofia Ricci, attrice fiorentina nota agli italiani per aver interpretato un ruolo importante nella fiction di Mediaset "I Cesaroni".
Tre giorni fa ha dichiarato che avrebbe fatto parte della manifestazione anti Berlusconi "Se non ora quando", per rivendicare il suo ruolo di donna che non si piega e non vuole svendere la sua dignità. L'idea è anche caruccia: chissà se ci avesse pensato ai tempi dei suoi spogliarelli, cliccatissimi su internet.
La mascotte però, e qui si sfiora la vergogna, è un tredicenne. Gli organizzatori dicono si chiami Giovanni. Lo hanno soprannominato "il più giovane amico di Libertà e Giustizia". Dicono, sempre gli organizzatori, che il piccolo Giovanni si sia preparato autonomamente il "discorso" (erano una serie di domande, in realtà) e che abbia insistito lui per ottenere di fare il suo discorso in diretta tv. Va da sé che ora è un eroe e addirittura Repubblica ne ha pubblicato la foto senza nemmeno "pixellare" la sua faccia.
Probabilmente fa parte dell'esercito dei figli delle "persone perbene" che i finiani si augurano vengano separati dai figli dei berlusconiani, come fossero demoni col volto angelico. Direi che c'è davvero poco altro da dire.
Per quanto riguarda il Palasharp ci fermiamo qui.
Ci sono altre categorie di antiberlusconiani, che fanno riferimento ai magistrati e ai teppisti. Sono due categorie separate, ma a volte i primi, quando applicano le leggi, sono suggestionati dai secondi e quindi li imitano.
Qualche esempio: la scarcerazione dei manifestanti violenti di Arcore dopo poche ore dal loro arresto; l'archiviazione di un fascicolo contro gli occupatori di un liceo scientifico poiché "la protesta era legittima" (sic); la scarcerazione quasi immediata dei teppisti del 14 dicembre a Roma; la decisione autonoma dei magistrati di non applicare l'aggravante della clandestinità; la perquisizione persone della giornalista Anna Maria Greco del Giornale e del membro laico del CSM Nicola Brigandì. Mi fermo qui, evitando volontariamente di parlare delle inchieste di Berlusconi (siamo garantisti: parliamo del processo, non delle indagini).
Sui teppisti c'è poco da scrivere. Sono cretini, come chiunque decida di usare la violenza a fini politici, sebbene a volte venga assolto moralmente con la formula "è un compagno che ha sbagliato" o "ci riapproprieremo della democrazia con una nuova presa della Bastiglia" (Di Pietro dixit). Poco importa che la Bastiglia sia la dimora privata del Presidente del Consiglio.
A voler fare gli spiritosi si potrebbe dire che i comunisti non avevano ben chiaro il concetto di proprietà privata, ma non è il caso di trasecolare.
Di Santoro ne abbiamo già parlato: fa un giornalismo fazioso, schierato e trincerato. Spara con la precisione di un cecchino poi fa la vittima appena viene toccato (o appena gli viene fatto notare di essere il conduttore di una trasmissione di parte, come due settimane fa). In quel caso ringhia con la bava alla bocca. Se capitola si lecca le ferite in pubblico con la faccia triste e una storia strappalacrime che comprende lui, una cacciata dalla televisive a causa di un regime e del suo capo.
Per concludere si prenda in esame un pagliaccio. Non è Barbareschi, bensì Grillo. Poche ore fa ha annunciato di farsi carico delle spese legali degli arrestati (e subito rilasciati) dopo gli scontri di Arcore. I conti tornano quando si viene a sapere che tra questi vi è un grillino.
Lo sta facendo affidando il proprio messaggio a qualsivoglia messia sia in grado, in termini di coraggio, di salire su un palco e gridare qualcosa contro il cavaliere nero. C'è speranza per tutti: ci sono eroi dell'antimafia, eroi del fascismo (prima), dell'antifascismo (nel mezzo), del post-fascismo (nell'era moderna) e antiberlusconiani (ora).
Nelle grandi occasioni poi, come quella del Palasharp, si ritorna mentalmente alla cultura hippie: siamo tutti uguali, indi per cui si abbattono anche i limiti di età: se hai qualcosa da dire contro il Cav, anche se hai tredici anni, puoi parlare davanti a più di diecimila persone in diretta tv.
Il giorno dopo tutti sui giornali a scrivere che l'Italia non è una democrazia, ma non importa.
Diamo uno sguardo ai capi e ai notabili della confraternita antiberlusconiana.
Il personaggio che ha bucato lo schermo e infiammato gli animi a Milano è stato, prevedibilmente, Roberto Saviano.
Ha deciso, di fatto, di buttarsi in politica, ma, siccome ha scritto un libro contro la mafia (lode davanti a Dio per questo), criticare le sue idee è piu pericoloso che bestemmiare in chiesa.
Eppure, se importanti e coraggiose sono le scelte dello scrittore napoletano sul fronte giornalistico, non devono, non sono e non possono essere dogmatiche o moralmente impositive le sue scelte politiche.
Non si può fare politica in nome dell'antimafia, rifiutando per questo le critiche.
Nell'ultimo anno, in nome di Saviano, ha avuto luogo una incessante caccia alla critica, che infliggeva una censura ideologica nei confronti di chiunque abbia avuto qualcosa da dire contro lo scrittore. Un censura ideologica che è addirittura arrivata a tacciare di fare parte della mafia chiunque, per un qualunque motivo, abbia più o meno infierito su Saviano. Certo bisognerebbe chiedersi se tutto ciò non strida un po' con il concetto di libertà di pensiero, di parola e di opinione.
Un altro personaggio che ha tenuto la scena al Palasharp è stato un certo Carlo De Benedetti, l'editore di Repubblica e presidente della CIR, la società che, grazie alla sentenza del giudice Raimondo Mesiano, vanta, in attesa della sentenza di appello, crediti per 750 milioni di euro verso la onnicomprensiva Fininvest di Silvio Berlusconi.
Ripercorriamo rapidamente la carriera imprenditoriale di De Benedetti: agli inizi degli anni ottanta acquista il 2% de, Banco Ambrosiano, entrando a far parte dell'azionariato. Se ne andrà due mesi dopo, col Banco sull'orlo del collasso e con 40 miliardi di plusvalenze in tasca. Accusato di bancarotta fraudolenta, dopo due condanne fu assolto in Appello.
Con l'Olivetti nel 1984 si aggiudica per un importo pari a 100 milioni di euro attuali una commessa dall'Unione Sovietica per produrre i processori per le macchine a controllo numerico.
Tutto ciò avveniva tramite una società chiamata Sebato con sede in Liechtenstein, che forniva la copertura necessaria perché non fosse chiaro che una società occidentale passasse la tecnologia più avanzata al blocco sovietico.
Nel 1989, quando Cossiga e Andreotti si recano in visita a Washington DC ricevono un avvertimento da Bush senior: Olivetti la deve smettere di fabbricare le cpu per l'URSS. Servivano all'Armata Rossa per produrre un bombardiere a decollo verticale.
Nelo stesso periodo (nel 1985), provò anche ad acquisire la SME, dopo che il governo fu orientato a privatizzare l'IRI, gruppo di cui la stessa SME faceva parte, arrivando anche a stipulare un contratto preliminare di vendita con Romano Prodi, all'epoca presidente dell'IRI. Lo stesso contratto prevedeva la cessione del 64% di SME per 437 miliardi di Lire, prezzo che corrispondeva a 1107 Lire per azione, nonostante in borsa la SME venisse scambiata a 1275 Lire per azione.
Il governo Craxi decise poi di accantonare l'idea di privatizzare l'IRI, evitando di fornire alla società il nullaosta alla vendita.
Nel 1993 viene arrestato dal pool dell'inchiesta Mani Pulite e subito presenta ai magistrati un memoriale in cui ammette di aver pagato 10 miliardi di Lire in tangenti ai partiti di governo in modo da ottenere una grossa commessa da parte di Poste Italiane per la fornitura di telescriventi e computer obsoleti. CDB viene indagato ma le maglie larghe della prsscrizione lo salvano anche da questo processo.
Nel 1996 se ne va da un'Olivetti che stava conoscendo periodi di profonda crisi (dichiarerà fallimento solo tre anni dopo) per fondare la Omnitel, la quale, grazie al provvidenziale intervento di Giuliano Amato (ai tempi presidente dell'Antitrust) acquistò a 750 miliardi di Lire la rete telefonica ferroviaria, rateizzando l'acquisto in 14 anni, con rate da 76 miliardi l'anno.
Su CDB ci sarebbe molto altro da dire, ma ci si può fermare qui.
Una "novità" dal fronte anitberlusconiano viene da Elena Sofia Ricci, attrice fiorentina nota agli italiani per aver interpretato un ruolo importante nella fiction di Mediaset "I Cesaroni".
Tre giorni fa ha dichiarato che avrebbe fatto parte della manifestazione anti Berlusconi "Se non ora quando", per rivendicare il suo ruolo di donna che non si piega e non vuole svendere la sua dignità. L'idea è anche caruccia: chissà se ci avesse pensato ai tempi dei suoi spogliarelli, cliccatissimi su internet.
La mascotte però, e qui si sfiora la vergogna, è un tredicenne. Gli organizzatori dicono si chiami Giovanni. Lo hanno soprannominato "il più giovane amico di Libertà e Giustizia". Dicono, sempre gli organizzatori, che il piccolo Giovanni si sia preparato autonomamente il "discorso" (erano una serie di domande, in realtà) e che abbia insistito lui per ottenere di fare il suo discorso in diretta tv. Va da sé che ora è un eroe e addirittura Repubblica ne ha pubblicato la foto senza nemmeno "pixellare" la sua faccia.
Probabilmente fa parte dell'esercito dei figli delle "persone perbene" che i finiani si augurano vengano separati dai figli dei berlusconiani, come fossero demoni col volto angelico. Direi che c'è davvero poco altro da dire.
Per quanto riguarda il Palasharp ci fermiamo qui.
Ci sono altre categorie di antiberlusconiani, che fanno riferimento ai magistrati e ai teppisti. Sono due categorie separate, ma a volte i primi, quando applicano le leggi, sono suggestionati dai secondi e quindi li imitano.
Qualche esempio: la scarcerazione dei manifestanti violenti di Arcore dopo poche ore dal loro arresto; l'archiviazione di un fascicolo contro gli occupatori di un liceo scientifico poiché "la protesta era legittima" (sic); la scarcerazione quasi immediata dei teppisti del 14 dicembre a Roma; la decisione autonoma dei magistrati di non applicare l'aggravante della clandestinità; la perquisizione persone della giornalista Anna Maria Greco del Giornale e del membro laico del CSM Nicola Brigandì. Mi fermo qui, evitando volontariamente di parlare delle inchieste di Berlusconi (siamo garantisti: parliamo del processo, non delle indagini).
Sui teppisti c'è poco da scrivere. Sono cretini, come chiunque decida di usare la violenza a fini politici, sebbene a volte venga assolto moralmente con la formula "è un compagno che ha sbagliato" o "ci riapproprieremo della democrazia con una nuova presa della Bastiglia" (Di Pietro dixit). Poco importa che la Bastiglia sia la dimora privata del Presidente del Consiglio.
A voler fare gli spiritosi si potrebbe dire che i comunisti non avevano ben chiaro il concetto di proprietà privata, ma non è il caso di trasecolare.
Di Santoro ne abbiamo già parlato: fa un giornalismo fazioso, schierato e trincerato. Spara con la precisione di un cecchino poi fa la vittima appena viene toccato (o appena gli viene fatto notare di essere il conduttore di una trasmissione di parte, come due settimane fa). In quel caso ringhia con la bava alla bocca. Se capitola si lecca le ferite in pubblico con la faccia triste e una storia strappalacrime che comprende lui, una cacciata dalla televisive a causa di un regime e del suo capo.
Per concludere si prenda in esame un pagliaccio. Non è Barbareschi, bensì Grillo. Poche ore fa ha annunciato di farsi carico delle spese legali degli arrestati (e subito rilasciati) dopo gli scontri di Arcore. I conti tornano quando si viene a sapere che tra questi vi è un grillino.
venerdì 28 gennaio 2011
Riforme latitanti. Lettera aperta al Presidente del Consiglio
Egregio on. Silvio Berlusconi,
Negli anni trascorsi ha mostrato più di una volta agli italiani il suo coraggio e la sua forza.
Ci ha dimostrato, col tempo, di essere estraneo ai fatti di mafia.
Ci ha dimostrato, col tempo, di non aver corrotto giudici.
Ci ha dimostrato, col tempo, di non aver pagato tangenti alla GdF.
Ci ha dimostrato, col tempo, che Forza Italia prima, e il PdL poi, furono e sono entrambi partiti composti di gente onesta.
Ci ha dimostrato, col tempo, di essere estraneo alle stragi del '92 e del '93.
Ha fatto notare spesso quanto la burocrazia sia lenta e snervante.
Ha fatto notare spesso quanto le leggi fiscali possano essere ossessive.
Ha fatto notare spesso quanto alcuni giudici possano essere influenzati dalla loro idea politica nel giudicare alcuni imputati.
Ci sta facendo notare, nei modi più disparati, la sua estraneità alle notizie provenienti dalla Procura di Milano che riguardano la sua sfera privata.
L'unica cosa che non abbiamo avuto modo di notare, ne abbiamo potuto comprovare, è, nei fatti, lo scopo per cui la maggioranza degli italiani l'ha votata alle scorse elezioni: le grandi riforme e le grandi opere promesse a questo Paese.
Mi consenta, presidente.
La pressione fiscale nel 2008 ha sforato il 43% del PIL, il terzo risultato al mondo. Le previsioni non sono rosee, anzi, almeno per un altro anno ancora, secondo lo stesso DPEF del 2008. Di riforma del fisco si sente parlare molto ma si vede fare poco. La doppia aliquota sul prelievo IRPEF, al 23 e al 33 percento, l'ha promessa fin dal lontano 1994. Allo stato attuale, sebbene tutti, dall'operaio al top manager, la invochino con la stessa veemenza della resurrezione di Cristo e con la stessa grinta del tifo per la nazionale di calcio in occasione dei mondiali, è ancora un miraggio, se non un tabù. E, dato che questa idea è rivoluzionaria quanto semplice (si tratta di chiedere meno soldi ai cittadini), ma richiede sforzi intensi, dal punto di vista finanziario, a causa del minor prelievo fiscale, per ora non se ne parla nemmeno, nelle condizioni in cui versa l'economia.
Mi consenta, presidente.
In Italia i processi, sia civili che penali, sono di una lentezza esasperante. Non è un problema nuovo, anzi. I tempi dei processi in Italia spaziano dai 6 mesi (in caso di ricorso urgente al TAR, se lo stesso accoglie la richiesta di sospensiva: per farla breve, mai) agli oltre 20 anni. Non è la norma, ma è davvero così. 20 anni, 1044 mesi, 7305 giorni, oltre 175 mila ore. Nello stesso tempo in cui una vita fa in tempo a essere concepita, nasce, cresce ed è pronta a votare, se non l'ha già fatto; i tribunali si occupano delle stesso caso. L'unica risposta che il governo ha provato a dare è stato il disegno di legge S. 1880 ("Misure a tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi"), il cosiddetto "processo breve". Oggettivamente non era cosa e, diciamolo, le misure non erano a tutela "del cittadino", non "dei cittadini". Dire che la riforma della giustizia è latitante è comporre un eufemismo tanto tristemente divertente quanto azzeccato.
Non voglio, e non è il caso, andare oltre. Lei è uomo di mondo, e sa bene a che altro mi riferisco. E sa ancora meglio che, tutto sommato, basterebbero queste due fondamentali riforme per rivoluzionare il Paese, l'Italia che tanto ama (e ha tanto amato, soprattutto).
Negli anni trascorsi ha mostrato più di una volta agli italiani il suo coraggio e la sua forza.
Ci ha dimostrato, col tempo, di essere estraneo ai fatti di mafia.
Ci ha dimostrato, col tempo, di non aver corrotto giudici.
Ci ha dimostrato, col tempo, di non aver pagato tangenti alla GdF.
Ci ha dimostrato, col tempo, che Forza Italia prima, e il PdL poi, furono e sono entrambi partiti composti di gente onesta.
Ci ha dimostrato, col tempo, di essere estraneo alle stragi del '92 e del '93.
Ha fatto notare spesso quanto la burocrazia sia lenta e snervante.
Ha fatto notare spesso quanto le leggi fiscali possano essere ossessive.
Ha fatto notare spesso quanto alcuni giudici possano essere influenzati dalla loro idea politica nel giudicare alcuni imputati.
Ci sta facendo notare, nei modi più disparati, la sua estraneità alle notizie provenienti dalla Procura di Milano che riguardano la sua sfera privata.
L'unica cosa che non abbiamo avuto modo di notare, ne abbiamo potuto comprovare, è, nei fatti, lo scopo per cui la maggioranza degli italiani l'ha votata alle scorse elezioni: le grandi riforme e le grandi opere promesse a questo Paese.
Mi consenta, presidente.
La pressione fiscale nel 2008 ha sforato il 43% del PIL, il terzo risultato al mondo. Le previsioni non sono rosee, anzi, almeno per un altro anno ancora, secondo lo stesso DPEF del 2008. Di riforma del fisco si sente parlare molto ma si vede fare poco. La doppia aliquota sul prelievo IRPEF, al 23 e al 33 percento, l'ha promessa fin dal lontano 1994. Allo stato attuale, sebbene tutti, dall'operaio al top manager, la invochino con la stessa veemenza della resurrezione di Cristo e con la stessa grinta del tifo per la nazionale di calcio in occasione dei mondiali, è ancora un miraggio, se non un tabù. E, dato che questa idea è rivoluzionaria quanto semplice (si tratta di chiedere meno soldi ai cittadini), ma richiede sforzi intensi, dal punto di vista finanziario, a causa del minor prelievo fiscale, per ora non se ne parla nemmeno, nelle condizioni in cui versa l'economia.
Mi consenta, presidente.
In Italia i processi, sia civili che penali, sono di una lentezza esasperante. Non è un problema nuovo, anzi. I tempi dei processi in Italia spaziano dai 6 mesi (in caso di ricorso urgente al TAR, se lo stesso accoglie la richiesta di sospensiva: per farla breve, mai) agli oltre 20 anni. Non è la norma, ma è davvero così. 20 anni, 1044 mesi, 7305 giorni, oltre 175 mila ore. Nello stesso tempo in cui una vita fa in tempo a essere concepita, nasce, cresce ed è pronta a votare, se non l'ha già fatto; i tribunali si occupano delle stesso caso. L'unica risposta che il governo ha provato a dare è stato il disegno di legge S. 1880 ("Misure a tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi"), il cosiddetto "processo breve". Oggettivamente non era cosa e, diciamolo, le misure non erano a tutela "del cittadino", non "dei cittadini". Dire che la riforma della giustizia è latitante è comporre un eufemismo tanto tristemente divertente quanto azzeccato.
Non voglio, e non è il caso, andare oltre. Lei è uomo di mondo, e sa bene a che altro mi riferisco. E sa ancora meglio che, tutto sommato, basterebbero queste due fondamentali riforme per rivoluzionare il Paese, l'Italia che tanto ama (e ha tanto amato, soprattutto).
lunedì 24 gennaio 2011
In difesa di Ostellino
Il 19 gennaio, sul Corriere della Sera è apparso un editoriale, firmato da Piero Ostellino, dal titolo L'immagine e la dignità del Paese. Un editoriale nemmeno tanto lungo, ma pregno di un principio liberale quale è appunto la libertà.
Procediamo con ordine. Il 19 gennaio viene pubblicato questo editoriale, dal quale risuona un passaggio forte:
Il giorno successivo, sempre sul Corriere, viene pubblicata una lettera, della quale è più lungo l'elenco dei firmatari (tutti giornalisti della stessa testata) che il testo, che recita:
I firmatari della lettera sono ben 52, tra i quali spiccano nomi eccellenti (leggasi Rodotà, Sarzanini, Di Caro e Imarisio su tutti). Per la prima volta nella storia del quotidiano più letto d'Italia, anziché una risposta ai temi di un editorialista, vengono attaccate le tesi di un editorialista.
Ostellino cerca di difendersi, e lo fa con una controreplica - in cui l'autore pare quasi scioccato dalle accuse ricevute - che si chiude con la frase: " Il mio era un principio liberale; non un invito a darla".
Lapidario. Intanto però la frittata è fatta, e la redazione del giornale viene presa d'assalto dalle missive dei lettori che (manco a dirlo) fanno la fila per attaccare un giornalista "reo" di aver difeso, seppur indirettamente, il caro vecchio porco despota.
Inutile da stupirsi, in effetti: questa è la regola dei democratici. Gli stessi che a volte, nelle scuole, lanciano copie - acquistate dagli studenti - di Libero dalla finestra sul cortile di un'aula del terzo piano.
Eppure Ostellino, nella sua brutalità, ha ragione: sfido chiunque a dimostrare che non ci siano donne che si concedano nemmeno sotto tortura a un capo ufficio per ottenere una promozione. Ho visto personalmente fare cose molto peggiori - e molto più stupide - per eventuali sogni concretamente irrealizzabili. A costo di scartavetrare le parole: ho visto donne sollazzare uomini in cambio di posti di comando, che però non si distribuiscono tramite nomina, bensì tramite elezioni (no, non mi sto riferendo alla Carfagna, tengo davvero a non ripetere l'esperienza e, come dimostrato, non è cosa nuova. Il degrado della società odierna non c'entra).
Archiviato il dolce stilnovismo, la società è cambiata. Certo, quella società descritta da Ostellino non è bella, a vedersi né a sentirsi, ma è la società vera.
Come, e con quale faccia, è poi possibile smentire che delle donne che hanno messo piede ad Arcore, per qualsiasi motivo, non ne sia stata triturata mediaticamente e irreparabilmente l'immagine. Non scherziamo: cosa vi viene in mente se dico "Ruby"? E per quanto tempo vi verrà in mente la stessa immagine poco edificante di quella ragazza che è passata nella vostra mente nei secondi immediatamente precedenti?
Se poi non ne siete ancora convinti, dovete sapere che le arti, tra le quali figura la musica, seguono spesso le mode del momento. Al massimo le anticipano di poco. Accettato questo, ecco la prova regina che decreta la fine della moralità pubblica:
Procediamo con ordine. Il 19 gennaio viene pubblicato questo editoriale, dal quale risuona un passaggio forte:
Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l'indulgenza all'esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute - dopo averne intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni - le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo.
Il giorno successivo, sempre sul Corriere, viene pubblicata una lettera, della quale è più lungo l'elenco dei firmatari (tutti giornalisti della stessa testata) che il testo, che recita:
Gentile Direttore, abbiamo letto il suo fondo di mercoledì scorso, «L’immagine dell’Italia e la dignità delle istituzioni», dove testualmente affermava: «Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l'indulgenza all'esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo». Noi pensiamo che sia inaccettabile pensare che "la fortuna" di una ragazza risieda in una o più parti anatomiche da offrire al potente di turno, sia esso un professore o un politico, e che il mondo sia pieno di persone che s'impegnano per raggiungere risultati e far carriera conservando la propria dignità. Legittime tutte e due le scelte: noi sosteniamo la seconda.
I firmatari della lettera sono ben 52, tra i quali spiccano nomi eccellenti (leggasi Rodotà, Sarzanini, Di Caro e Imarisio su tutti). Per la prima volta nella storia del quotidiano più letto d'Italia, anziché una risposta ai temi di un editorialista, vengono attaccate le tesi di un editorialista.
Ostellino cerca di difendersi, e lo fa con una controreplica - in cui l'autore pare quasi scioccato dalle accuse ricevute - che si chiude con la frase: " Il mio era un principio liberale; non un invito a darla".
Lapidario. Intanto però la frittata è fatta, e la redazione del giornale viene presa d'assalto dalle missive dei lettori che (manco a dirlo) fanno la fila per attaccare un giornalista "reo" di aver difeso, seppur indirettamente, il caro vecchio porco despota.
Inutile da stupirsi, in effetti: questa è la regola dei democratici. Gli stessi che a volte, nelle scuole, lanciano copie - acquistate dagli studenti - di Libero dalla finestra sul cortile di un'aula del terzo piano.
Eppure Ostellino, nella sua brutalità, ha ragione: sfido chiunque a dimostrare che non ci siano donne che si concedano nemmeno sotto tortura a un capo ufficio per ottenere una promozione. Ho visto personalmente fare cose molto peggiori - e molto più stupide - per eventuali sogni concretamente irrealizzabili. A costo di scartavetrare le parole: ho visto donne sollazzare uomini in cambio di posti di comando, che però non si distribuiscono tramite nomina, bensì tramite elezioni (no, non mi sto riferendo alla Carfagna, tengo davvero a non ripetere l'esperienza e, come dimostrato, non è cosa nuova. Il degrado della società odierna non c'entra).
Archiviato il dolce stilnovismo, la società è cambiata. Certo, quella società descritta da Ostellino non è bella, a vedersi né a sentirsi, ma è la società vera.
Come, e con quale faccia, è poi possibile smentire che delle donne che hanno messo piede ad Arcore, per qualsiasi motivo, non ne sia stata triturata mediaticamente e irreparabilmente l'immagine. Non scherziamo: cosa vi viene in mente se dico "Ruby"? E per quanto tempo vi verrà in mente la stessa immagine poco edificante di quella ragazza che è passata nella vostra mente nei secondi immediatamente precedenti?
Se poi non ne siete ancora convinti, dovete sapere che le arti, tra le quali figura la musica, seguono spesso le mode del momento. Al massimo le anticipano di poco. Accettato questo, ecco la prova regina che decreta la fine della moralità pubblica:
martedì 18 gennaio 2011
Afghanistan, La Russa rompa gli indugi e spieghi cosa ne sarà della missione
Pochi minuti fa ci ha raggiunto la notizia che un soldato italiano è morto a seguito delle ferite riportate dopo uno scontro a fuoco nella base di Bala Murghab, in Afghanistan. È la trentaseiesima vittima italiana.
La dinamica pare ricordare quella della morte di Matteo Miotto, caduto meno di due settimane fa.
E allora, dopo il silenzio assordante della mancanza di commenti da parte delle forze politiche, è ora di rimettere in gioco alcuni dogmi sulla missione e vedere se nel frattempo sono diventati anacronistici.
L'ultimo dell'anno, alla notizia della caduta di Miotto, il ministro della difesa Ignazio La Russa, oltre alle condoglianze di rito, seppur sincere, si fece strappare dai cronisti la frase "Trentacinque vittime sono troppe, ma dobbiamo assolvere gli impegni presi a livello internazionale e mantenere la pace". È evidente, se non la confusione, quantomeno il dubbio.
Ora che, dopo quasi dieci anni, dopo oltre 20 miliardi di euro spesi per le forze armate, dopo che una missione di pace ci è costata, finora, in termini umani, 36 vite, bisogna ritornare a chiedersi se ancora ne vale la pena.
Il ministro non sembra tanto d'accordo ma acconsente a causa degli "impegni internazionali", con frasi così in chiaroscuro che non si capisce se la sua idea sulla missione sia chiara o scura.
Il ministro deve quindi, d'intesa con il consiglio e con il parlamento, con uno scatto d'orgoglio, rompere gli indugi e schierarsi nettamente a favore o contro la missione, dopo le uscite recenti, assumendosi la responsabilità delle sue scelte. È un atto dovuto all'Italia intera.
La dinamica pare ricordare quella della morte di Matteo Miotto, caduto meno di due settimane fa.
E allora, dopo il silenzio assordante della mancanza di commenti da parte delle forze politiche, è ora di rimettere in gioco alcuni dogmi sulla missione e vedere se nel frattempo sono diventati anacronistici.
L'ultimo dell'anno, alla notizia della caduta di Miotto, il ministro della difesa Ignazio La Russa, oltre alle condoglianze di rito, seppur sincere, si fece strappare dai cronisti la frase "Trentacinque vittime sono troppe, ma dobbiamo assolvere gli impegni presi a livello internazionale e mantenere la pace". È evidente, se non la confusione, quantomeno il dubbio.
Ora che, dopo quasi dieci anni, dopo oltre 20 miliardi di euro spesi per le forze armate, dopo che una missione di pace ci è costata, finora, in termini umani, 36 vite, bisogna ritornare a chiedersi se ancora ne vale la pena.
Il ministro non sembra tanto d'accordo ma acconsente a causa degli "impegni internazionali", con frasi così in chiaroscuro che non si capisce se la sua idea sulla missione sia chiara o scura.
Il ministro deve quindi, d'intesa con il consiglio e con il parlamento, con uno scatto d'orgoglio, rompere gli indugi e schierarsi nettamente a favore o contro la missione, dopo le uscite recenti, assumendosi la responsabilità delle sue scelte. È un atto dovuto all'Italia intera.
lunedì 17 gennaio 2011
Punto di non ritorno
Non vi farò nessun sermone o predicozzo sula vita sessuale di Berlusconi. Si sa già tutto, se poi siete anche lettori di Repubblica avreste anzi da insegnare al sottoscritto.
Ad ogni modo il caso Ruby ha segnato un punto di non ritorno per la politica italiana. Non per forza in negativo, sia chiaro, ma è evidente che non sarà possibile continuare a queste condizioni.
Prima di tutto bisognerebbe spiegare come mai il Consiglio Superiore della Magistratura, circa un mese fa, abbia archiviato il caso in quanto non erano state ravvisate pressioni da perte del Presidente del Consiglio alla Questura di Milano. Questo nonostante il ricorso (e le conseguenti polemiche) della Fiorillo, PM che si occupò della minore e ne aveva deciso l'affidamento a una comunità.
Un'altra stranezza si ravvisa poi quando si conoscono i capi d'imputazione dell'Onorevole Berlusconi: concussione e prostituzione minorile. Per il primo reato aveva già parlato il CSM, per il secondo ci pensa la stessa Ruby, che in un'intervista su Repubblica di Sabato ha affermato con forza ai cronisti di non aver mai fatto sesso con il Presidente. Potrebbe essere una sceneggiata, ma i colpi di scena sono la norma, quindi aspettiamo a piangere o a festeggiare.
Terzo, e qui iniziamo ad avvicinarci ai punti salienti. Il Corriere della Sera, in esclusiva, annunciava Venerdì mattina tramite il suo sito internet della condizione legale del Presidente del Consiglio. La notizia è stata poi ripresa dagli altri quotidiani subito dopo il comunicato stampa della Procura. E il punto è proprio questo: nei giorni successivi, Corriere e Repubblica si sono sfidati a colpi di intercettazioni pubblicate o raccontate, di notizie in anteprima, di interviste esclusive.
Più precisamente, il Corriere si faceva passare i bigini sullo stato delle indagini, Repubblica le intercettazioni.
La mole di notizie è stata impressionante: il problema è che nelle stesse è presente, un po' troppo spesso la formula "secondo fonti interne agli inquirenti". Più di qualcuno deve spiegare come mai, nonostante le indagini sia ancora in corso e quindi coperte da riserbo, siano state date in pasto alla stampa centinaia di intercettazioni, due comunicati stampa, la richiesta di perquisizione al "tesoriere di Berlusconi" inviata alla Camera oltre ovviamente alle infinite prese di posizioni da parte più o meno di chiunque.
Se poi consideriamo che il rimedio a tutto ciò, la legge bavaglio, è una schifezza al pari della prima iniziano i problemi. Ai garantisti e ai liberali la decisione su quale delle due ipotesi sia la peggiore.
Infine, c'è da notare (non che sia difficile, lo ammetto), il come la vita privata di Berlusconi non abbia occupato, ma completamente saturato la cronaca parlamentare. Quasi tutti i partiti d'opposizione cercano di far cadere il governo sincronizzandosi con la magistratura, cercando di spingere la barca proprio quando passa l'onda, vivendo alla giornata come mai prima d'ora.
Intanto il PdL si interroga (qualcuno non si interroga nemmeno e si perde a sognare) e tenta di abbozzare una difesa d'ufficio che, se nei tribunali può funzionare, non pare si possa dire lo stesso sul fronte dell'opinione pubblica.
Sono ormai tre giorni che non si discute di un singolo atto parlamentare e, sebbene i lavori in aula si concentrino tra il martedì e il mercoledì, questo è un segnale inquietante.
Certa è una cosa: non può più accadere di nuovo. Meno certo è che non sarà più così.
Ad ogni modo il caso Ruby ha segnato un punto di non ritorno per la politica italiana. Non per forza in negativo, sia chiaro, ma è evidente che non sarà possibile continuare a queste condizioni.
Prima di tutto bisognerebbe spiegare come mai il Consiglio Superiore della Magistratura, circa un mese fa, abbia archiviato il caso in quanto non erano state ravvisate pressioni da perte del Presidente del Consiglio alla Questura di Milano. Questo nonostante il ricorso (e le conseguenti polemiche) della Fiorillo, PM che si occupò della minore e ne aveva deciso l'affidamento a una comunità.
Un'altra stranezza si ravvisa poi quando si conoscono i capi d'imputazione dell'Onorevole Berlusconi: concussione e prostituzione minorile. Per il primo reato aveva già parlato il CSM, per il secondo ci pensa la stessa Ruby, che in un'intervista su Repubblica di Sabato ha affermato con forza ai cronisti di non aver mai fatto sesso con il Presidente. Potrebbe essere una sceneggiata, ma i colpi di scena sono la norma, quindi aspettiamo a piangere o a festeggiare.
Terzo, e qui iniziamo ad avvicinarci ai punti salienti. Il Corriere della Sera, in esclusiva, annunciava Venerdì mattina tramite il suo sito internet della condizione legale del Presidente del Consiglio. La notizia è stata poi ripresa dagli altri quotidiani subito dopo il comunicato stampa della Procura. E il punto è proprio questo: nei giorni successivi, Corriere e Repubblica si sono sfidati a colpi di intercettazioni pubblicate o raccontate, di notizie in anteprima, di interviste esclusive.
Più precisamente, il Corriere si faceva passare i bigini sullo stato delle indagini, Repubblica le intercettazioni.
La mole di notizie è stata impressionante: il problema è che nelle stesse è presente, un po' troppo spesso la formula "secondo fonti interne agli inquirenti". Più di qualcuno deve spiegare come mai, nonostante le indagini sia ancora in corso e quindi coperte da riserbo, siano state date in pasto alla stampa centinaia di intercettazioni, due comunicati stampa, la richiesta di perquisizione al "tesoriere di Berlusconi" inviata alla Camera oltre ovviamente alle infinite prese di posizioni da parte più o meno di chiunque.
Se poi consideriamo che il rimedio a tutto ciò, la legge bavaglio, è una schifezza al pari della prima iniziano i problemi. Ai garantisti e ai liberali la decisione su quale delle due ipotesi sia la peggiore.
Infine, c'è da notare (non che sia difficile, lo ammetto), il come la vita privata di Berlusconi non abbia occupato, ma completamente saturato la cronaca parlamentare. Quasi tutti i partiti d'opposizione cercano di far cadere il governo sincronizzandosi con la magistratura, cercando di spingere la barca proprio quando passa l'onda, vivendo alla giornata come mai prima d'ora.
Intanto il PdL si interroga (qualcuno non si interroga nemmeno e si perde a sognare) e tenta di abbozzare una difesa d'ufficio che, se nei tribunali può funzionare, non pare si possa dire lo stesso sul fronte dell'opinione pubblica.
Sono ormai tre giorni che non si discute di un singolo atto parlamentare e, sebbene i lavori in aula si concentrino tra il martedì e il mercoledì, questo è un segnale inquietante.
Certa è una cosa: non può più accadere di nuovo. Meno certo è che non sarà più così.
giovedì 13 gennaio 2011
Cosa sappiamo su Marchionne, Fiat, Fiom e tutto il resto
Tra poche ore, nello stabilimento Fiat di Mirafiori, inizierà ad aver luogo il referendum degli operai per accordare o meno il "sì" all'accordo tra i sindacati e la stessa Fiat che rivede le condizioni contrattuali dei dipendenti.
Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza.
Perché vi è bisogno di una specie di nuovo contratto collettivo?
Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha portato l'azienda fuori da Confindustria, con cui era già in rotta da tempo.
Per questo il contratto collettivo dei metalmeccanici, frutto di un accordo tra sindacati e Confindustria, non ha più valore legale per la sua impresa (inteso come vincolo).
Perché si parla ancora di Mirafiori? Non era stato trovato l'accordo a fine 2010?
Sì e no. In realtà l'accordo di fine 2010 (siglato il 23 dicembre) era solo tra i sindacati e l'azienda sul nuovo contratto. La FIOM poi, anche a Dicembre si era rifiutata di firmare l'accordo stesso.
Perché vi sono tutte queste proteste da parte degli operai?
Gli operai (non tutti e, pare, non la maggioranza) sostengono le posizioni della FIOM, la quale accusa senza mezzi termini Marchionne di essere un dittatore, un ricattatore, e di voler ledere i diritti dei lavoratori dipendenti. In realtà il malcontento è trasversale a quasi tutti i sindacati, i quali però ritengono, a differenza della FIOM, che l'equazione sia "benefici maggiori di rischi".
Cosa cambia per gli operai Fiat?
Svariate cose. Innanzitutto vi è la questione delle pause: al posto di due pause da 15 minuti e una da dieci, vi saranno tre pause da 10 minuti. Tuttavia, i dieci minuti mancanti (circa 32€ al mese) verrebbero integrati allo stipendio.
Oltre a ciò, uno dei punti caldi è quello del primo giorno di malattia. Se infatti entro la fine di giugno 2011 l'assenteismo non scendesse sotto la soglia del 6%, l'azienda si riserva di non pagare il primo giorno di malattia ai lavoratori che, almeno due volte in un anno sono risultati assenti per malattia (breve, di non oltre cinque giorni) il giorno prima del riposo feriale, dell'inizio delle festività o delle ferie.
I turni inoltre vengono aumentati da due a tre per sei giorni e saranno obbligatorie 120 ore di straordinario annue, anziché 104 (40+64 con accordo RSU).
È un buon compromesso per i lavoratori Fiat?
Indubbiamente sì, anche se bisogna intendere le logiche imprenditoriali e operaie. È evidente che per gli operai, sebbene comporti qualche sacrificio, il nuovo "contratto collettivo Fiat" non è malvagio, e quello che toglie lo integra in busta paga. Inoltre tutto ciò darebbe il via a ingenti investimenti su Mirafiori, migliorando così le condizioni degli operai oltre che del sistema paese. In ogni caso poi, se i "no" vincessero, la possibilità che Fiat possa delocalizzare la sua produzione in Canada è molto alta, come confermato da Marchionne. Anche volendo, da questo punto di vista non hanno alternativa.
Perché la FIOM (e i suoi iscritti) accusano Marchionne di togliere diritti ai lavoratori?
Perché la FIOM, giudicando l'accordo irricevibile e non firmandolo, sa che, in base all'accordo stesso, non avrebbe agibilità sindacale, ma verrebbe rappresentata da sindacalisti dei sindacati firmatari nominati in parti uguali.
Come si permette Marchionne di ricattare i lavoratori minacciando la chiusura dell'azienda?
Da un punto di vista imprenditoriale, è tutto nella norma: dove vi sono ostacoli per la produzione (in termini di costi, diritti sindacali ecc.) la scelta più coerente è scegliere un altro posto dove produrre. Marchionne può inoltre fare la voce grossa dall'alto dei suoi successi imprenditoriali con Fiat degli ultimi anni e grazie al fatto che Fiat è fuori da Confindustria e può quindi assumere decisioni autonome.
Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza.
Perché vi è bisogno di una specie di nuovo contratto collettivo?
Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha portato l'azienda fuori da Confindustria, con cui era già in rotta da tempo.
Per questo il contratto collettivo dei metalmeccanici, frutto di un accordo tra sindacati e Confindustria, non ha più valore legale per la sua impresa (inteso come vincolo).
Perché si parla ancora di Mirafiori? Non era stato trovato l'accordo a fine 2010?
Sì e no. In realtà l'accordo di fine 2010 (siglato il 23 dicembre) era solo tra i sindacati e l'azienda sul nuovo contratto. La FIOM poi, anche a Dicembre si era rifiutata di firmare l'accordo stesso.
Perché vi sono tutte queste proteste da parte degli operai?
Gli operai (non tutti e, pare, non la maggioranza) sostengono le posizioni della FIOM, la quale accusa senza mezzi termini Marchionne di essere un dittatore, un ricattatore, e di voler ledere i diritti dei lavoratori dipendenti. In realtà il malcontento è trasversale a quasi tutti i sindacati, i quali però ritengono, a differenza della FIOM, che l'equazione sia "benefici maggiori di rischi".
Cosa cambia per gli operai Fiat?
Svariate cose. Innanzitutto vi è la questione delle pause: al posto di due pause da 15 minuti e una da dieci, vi saranno tre pause da 10 minuti. Tuttavia, i dieci minuti mancanti (circa 32€ al mese) verrebbero integrati allo stipendio.
Oltre a ciò, uno dei punti caldi è quello del primo giorno di malattia. Se infatti entro la fine di giugno 2011 l'assenteismo non scendesse sotto la soglia del 6%, l'azienda si riserva di non pagare il primo giorno di malattia ai lavoratori che, almeno due volte in un anno sono risultati assenti per malattia (breve, di non oltre cinque giorni) il giorno prima del riposo feriale, dell'inizio delle festività o delle ferie.
I turni inoltre vengono aumentati da due a tre per sei giorni e saranno obbligatorie 120 ore di straordinario annue, anziché 104 (40+64 con accordo RSU).
È un buon compromesso per i lavoratori Fiat?
Indubbiamente sì, anche se bisogna intendere le logiche imprenditoriali e operaie. È evidente che per gli operai, sebbene comporti qualche sacrificio, il nuovo "contratto collettivo Fiat" non è malvagio, e quello che toglie lo integra in busta paga. Inoltre tutto ciò darebbe il via a ingenti investimenti su Mirafiori, migliorando così le condizioni degli operai oltre che del sistema paese. In ogni caso poi, se i "no" vincessero, la possibilità che Fiat possa delocalizzare la sua produzione in Canada è molto alta, come confermato da Marchionne. Anche volendo, da questo punto di vista non hanno alternativa.
Perché la FIOM (e i suoi iscritti) accusano Marchionne di togliere diritti ai lavoratori?
Perché la FIOM, giudicando l'accordo irricevibile e non firmandolo, sa che, in base all'accordo stesso, non avrebbe agibilità sindacale, ma verrebbe rappresentata da sindacalisti dei sindacati firmatari nominati in parti uguali.
Come si permette Marchionne di ricattare i lavoratori minacciando la chiusura dell'azienda?
Da un punto di vista imprenditoriale, è tutto nella norma: dove vi sono ostacoli per la produzione (in termini di costi, diritti sindacali ecc.) la scelta più coerente è scegliere un altro posto dove produrre. Marchionne può inoltre fare la voce grossa dall'alto dei suoi successi imprenditoriali con Fiat degli ultimi anni e grazie al fatto che Fiat è fuori da Confindustria e può quindi assumere decisioni autonome.
lunedì 3 gennaio 2011
La polenta del contadino - XI Edizione
Francesco Visentini e Tonino Buriani, anche quest'anno, per l'undicesima volta, organizzano il tradizionale incontro di degustazione della polenta fatta come si deve.
Sabato 8 gennaio 2011 dalle ore 18.00 alle ore 23.00
presso il campetto coperto a fianco della Chiesa Abbaziale di Poggio Renatico
E' un appuntamento al quale i poggesi e moltissimi non-poggesi sono oramai abituati, essendo il primo - in ordine temporale - incontro gastronomico dell'anno nella nostra zona.
Questa volta si è deciso di allargare l'offerta, proponendo un menù completo di primo, secondo e dessert a fronte di un contributo di soli 10 Euro a persona (la metà per i ragazzi sino a 12 anni).
Di seguito il menù:
- Pasta asciutta con il tradizionale ragù di maiale
- Bis di Polenta: "unta" con ragù e parmigiano e "arrosto" con pancetta ai ferri
- Acqua e Vino
- Brazadèla o ciambella fatta in casa
Essendo gli organizzatori, Francesco e Tonino, nostri sodali e prestando la mano d'opera l'intero gruppo consigliare del PDL, pubblichiamo l'evento in questo blog ma... vogliamo precisare: questo evento non ha carattere politico.
E' solo una bella occasione d'incontro a cui tutti sono invitati.
Gli scorsi anni hanno partecipato parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali anche di partiti nostri avversari e tutti sono stati sempre i benvenuti! Incontrarsi per valorizzare prodotti del nostro territorio non ha colore politico ma è un'occasione "trasversale" per stare in compagnia.
Cominciò undici anni fa, con pochissimi amici, in piazza di fronte al bar di Francesco. Negli anni hanno partecipato sempre più persone e da quattro anni a questa parte, grazie alla generosità della Parrocchia (sino a poco fa retta da Don Gianni), abbiamo potuto organizzarla meglio, accogliendo gli ospiti sedendoli a tavola al caldo del "tendone" situato nel campetto a fianco della nostra bella Abbazia.
Questa festa, nel tempo, è cresciuta grazie al passaparola e, con il recente avvento dei social-network, è andata oltre la mera manifestazione "poggese", divenendo una delle serate a tema più conosciute nelle provincie di Ferrara e Bologna.
Vi aspettiamo assieme ai Vostri familiari ed insieme agli amici che vorrete portare a condividere una serata di sana gastronomia e di salutare compagnia!
Buon Anno, Buona Epifania e Buona Polenta a tutti!
Iscriviti a:
Post (Atom)